Il giornale italiano America Oggi si schiera con Barack Obama


Il 4 novembre gli americani sono chiamati, in un momento storico estremamente difficile, a scegliere il prossimo presidente tra Barack Obama e John McCain. America Oggi sceglie Obama.
Ecco in breve i motivi della nostra scelta. Riteniamo che entrambi i candidati siano qualificati per la Casa Bianca. Quindi la nostra scelta non si basa sulle persone, ma piuttosto sulla piattaforma politica che ciascuno di loro propone.
Il repubblicano John McCain ha alle spalle una lunga carriera al Senato nel corso della quale si è mostrato a volte insofferente nei confronti della macchina del partito, al punto da guadagnarsi l'appellativo di "maverick". Il suo programma elettorale si ispira tuttavia alla linea conservatrice del Gop. In altre parole, anche se afferma di "non essere George W. Bush", la sua elezione significherebbe un "prolungamento" dell'attuale Amministrazione sulla quale il giudizio unanime di stampa, economisti, intellettuali e cittadini è negativo. Per quanto riguarda la politica estera, McCain, ex prigioniero di guerra in Vietnam, è contrario a fissare una data per il ritiro delle forze americane dall'Iraq, nonostante la storia abbia ormai stabilito che il conflitto non era "necessario". Sulla politica economica e sociale, McCain propone misure di stampo repubblicano, tipicamente liberiste, del tutto inadatte ad affrontare la drammatica crisi finanziaria di questi ultimi tempi. Il fisco, la sanità e la Social Security sono altri elementi di una piattaforma di retroguardia, incapace di guardare al futuro.
La candidatura di Barack Obama rappresenta invece il nuovo, un salto generazionale. E non soltanto per l'età: il candidato democratico è stato in grado di galvanizzare gran parte di quell'elettorato reso apatico dalla sensazione che in politica tutto resta sempre come era prima.
L'apertura interclassista di Obama mira da un lato a includere nel processo politico tutte le componenti della società americana e dall'altro a eliminare gli eccessi provocati da anni di liberismo e "deregulation". McCain ha sferrato violenti attacchi al piano fiscale del suo avversario, accusandolo di voler ridistribuire la ricchezza ("spread the wealth around"). Ci domandiamo cosa ci sia di male in ciò. E come si possa pensare che il non plus ultra del "capitalismo democratico" (come ama definire Bush il sistema americano) sia quello di consentire salari di sussistenza per i lavoratori e di elargire al tempo stesso emolumenti multimilionari agli alti dirigenti delle corporation.
La drammatica crisi finanziaria, conseguenza del liberismo sfrenato e della mancanza di regole nel settore finanziario, sanciti dal tempo di Ronald Reagan - celebre la sua affermazione: "Lo Stato non è la soluzione del problema, ma il problema stesso" - impone un ripensamento sugli eccessi del capitalismo e l'adozione di drastici provvedimenti che proteggano la classe media ed evitino il ripetersi di simili cataclismi.Riteniamo che Barack Obama sia l'uomo al quale l'America debba affidare il proprio futuro.
Andrea Mantineo
America Oggi