Marineo, l'incontro sulla Madrice un momento di formazione ed educazione


di Antonietta Randazzo
MARINEO. Mercoledì sera nella Chiesa Madre illuminata a festa, come nelle grandi occasioni, per meglio renderne la bellezza e farcela meglio apprezzare, si è svolto il secondo incontro della serie “E…state in parrocchia”, il cui tema centrale era la riscoperta del nostro monumento più importante.
In una chiesa gremita di persone, ci hanno fatto da guida Pietro Barcia, neolaureato in architettura; l’ingegnere Fulvio Pulizzotto e il dott. Antonino Scarpulla. Protagonista principale della serata è stata la storia architettonica della Matrice, che Pietro Barcia ha illustrato con chiarezza all’uditorio accorso. Prendendo spunto dalla sua recente tesi di laurea, infatti, senza dilungarsi in troppi tecnicismi, ci ha accompagnato in un breve viaggio alla scoperta di tutti quelli che sono stati i cambiamenti estetici e strutturali della chiesa, documentandoli attraverso immagini tratte dalla propria tesi e attraverso immagini d’archivio.
Nel corso del suo “racconto”, oltre a farci comprendere quanto la storia della nostra chiesa sia strettamente intrecciata con il gusto dei parroci che si sono susseguiti e con le esigenze pratiche che via via si presentavano, ci ha regalato anche alcune chicche, come per esempio la storia della statua di Santo Onofrio murata: una storia al limite tra la realtà e la leggenda che, tra le altre narrate, ha reso partecipe il pubblico che ha interagito fornendo anche la propria versione.
L’ingegnere Fulvio Pulizzotto ci ha illustrato, invece, quale sia lo stato di salute della nostra chiesa. Partendo dai progetti di restauro, la cui durata è prevista in 25 mesi – divisi in tre fasi - e per i quali si è in attesa dei finanziamenti, ci ha fatto comprendere che la nostra chiesa è “molto malata” e che necessita di cure, come tanti beni del patrimonio storico artistico del nostro territorio.
Il dott. Antonino Scarpulla, infine, ci ha presentato un’icona, scoperta dallo stesso qualche anno fa, illustrandone la storia. L’opera, raffigurante la “Madonna della Tenerezza”, presenta la Vergine, dall’espressione fortemente malinconica che prefigura la morte del figlio, con il capo chino sulla testa del Bambino. Il dipinto è di piccolo formato, versa anch’esso in uno stato di cattiva conservazione e sarebbe necessario, anche per questo, un intervento di restauro.
La serata, inoltre, è stata intervallata da un quartetto d’archi che ha reso l’atmosfera più vivace, contribuendo in tal modo a far divenire l’incontro un evento culturale a tutto tondo per il nostro paese.
E’ auspicabile che eventi di questo tipo diventino un abitudine per tutti noi, non solo nelle serate estive, perché possono essere un utile strumento di formazione ed educazione per la cittadinanza. E, in questo senso, non si può non essere concordi con il nostro parroco, don Leo, che ritiene importante che ci sia una formazione culturale che permetta a tutti noi di conoscere ed apprezzare tutto quel che ci circonda nel territorio, riappropriandoci delle nostre radici e valorizzandole. Oggi come non mai, infatti, è necessario che ciò accada. E quale potrebbe essere il modo migliore di farlo se non quello di guardarci intorno, soffermandoci con occhi diversi e più attenti sulle cose e riscoprendo, così, tesori da custodire gelosamente come gioielli di famiglia?