“Genitori... in gioco”, a Marineo nuovi incontri rivolti a famiglie e insegnanti


di Idee Sottosopra
Si è tenuto martedì 11 ottobre, al castello di Marineo, il primo dei quattro incontri del progetto “Genitori... in gioco”, tutti centralizzati sulla comunicazione e rivolti a genitori ed insegnanti.
Nei prossimi incontri che si svolgeranno alle ore 16 di mercoledì 19 ottobre, giovedì 27 ottobre e venerdì 4 novembre, sempre al Castello Beccadelli si continuerà a parlare di comunicazione all'interno della sfera socio-affettiva.
L'iniziativa, organizzata dall'associazione Idee SottoSopra, è realizzata grazie anche al sostegno di diversi enti - Comune, coop. Argonauti, Associazione per la Mobilitazione Sociale, Radio Studio Centro- e, soprattutto, grazie alla disponibilità degli esperti-Agnese Ciulla, Massimo Parisi, Laura Lupo e Angela Cusmano- che si avvicenderanno negli appuntamenti.
Il “gioco” è stato il tema del primo incontro. Forse non tutti sanno che la Convenzione ONU sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre 1989, nell’art.31, lo definisce appunto, diritto inviolabile, riservandogli così la valenza dovuta.
Spesso gli adulti non tengono conto dell’importanza che il gioco ha nella vita del bambino e quanto questo rappresenti espressione della propria personalità e dello stretto rapporto che lega bambino e mondo che lo circonda.
Regole, ruoli, modalità, e tanto altro interagiscono nel “semplice” gioco di un bambino; esso diviene un importantissimo strumento attraverso il quale i più piccoli imparano a conoscersi, ad avere fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di analizzare il mondo che li circonda, imparano a ricostruire la realtà a partire dal proprio corpo e attraverso l'immaginazione, formulano delle regole utili per stare con gli altri e sviluppano le proprie abilità di linguaggio.
Per mezzo del gioco, si comunica e si costruiscono schemi di analisi della realtà che accompagnerà il bambino sino alla sua vita da adulto.
Il gioco però, pur essendo formazione e diritto inalienabile, non deve mai perdere la sua peculiarità di piacere e leggerezza; non bisogna correre il rischio che da parte degli adulti venga considerarlo effimero passatempo o -peggio ancora-, che venga utilizzato come mero strumento di osservazione del comportamento del bambino.
Poiché il gioco è un diritto, è necessario invece che gli adulti si adoperino per garantirlo, imparando a non sminuire, con il loro atteggiamento, la sua funzione educativa. Oltretutto, imparare a giocare coi propri figli può essere il primo passo per instaurare un rapporto di fiducia all'interno della famiglia. E poi, chi l'ha detto che giocare non diverta anche gli adulti?
"L'uomo non smette di giocare quando invecchia, ma invecchia quando smette di giocare"(G.B.Shaw).