Velocità ed alcol negli incidenti stradali: lettera ai giovani di Marineo


di Angela Costa
MARINEO. Sono solo le 8,30 di un sabato qualunque quando un telefonata mi sconvolge la giornata: Vincenzo non ce l’ha fatta. L’intero paese si è svegliato tramortito da una notizia che oramai non si aspettava più.
Avevamo pregato e sperato che questo nostro giovane riuscisse a farcela, che ritornasse tra noi. Inutile nascondere che la notizia mi ha fatto ripiombare indietro nel tempo e che il mio pensiero sia stato di ringraziamento per quello che Dio aveva risparmiato alla mia famiglia. Il secondo è stato per quei genitori che ho conosciuto dietro quella maledetta porta bianca; alle ore di attesa e alla speranza che da lì escano solo buone notizie. Chi ha vissuto anche solo un giorno la realtà di una rianimazione capisce ciò che voglio dire. Poi ho ripensato ai giovani che, purtroppo, ho conosciuto e visto volare via velocemente, nei migliori anni della loro vita. Davide, Marco, Danilo. Due di loro hanno condiviso i primi anni scolastici e poi lo stesso crudele destino di una morte precoce sulla strada. Altri nostri giovani, invece, hanno avuta salva la vita, ma a causa delle medesime esperienze, si ritrovano oggi a lottare contro profonde cicatrici del fisico e dell’anima. E mi sono posta nuovamente la stessa domanda: ma che cavolo possiamo fare per evitare tutto ciò?? Me lo domando sempre, da mamma di tre ragazzi e da amministratore. Penso sempre di aver trovato un’idea geniale, ma poi la vedo affievolirsi davanti alla realtà. Ordinanze, dibattiti, consigli e incontri. Servono a qualcosa? Giuro che spesso mi sento inutile. Anche in uno dei momenti più bui della mia vita ho voluto che i ragazzi che erano con me vedessero e ascoltassero i medici, affinchè almeno imparassero qualcosa da quella atrocità. E spesso, nei mesi passati a girare tra i vari reparti di riabilitazione, avrei voluto registrare voci e visi di chi ho incontrato, per poi portarli sulla strada. Ho conosciuto giovani che, come Giovanni, hanno ripreso in mano la propria vita portandosi dietro un fardello di emozioni difficili da descrivere. Ho conosciuto ragazzi che , in un momento della loro vita, avevano irreversibilmente cambiato il loro futuro. Chi oggi vive su una carrozzella, ma ha la piena capacità di intendere, ringrazia Dio per la propria sopravvivenza, ma molti non hanno neppure quella. Sono affidati totalmente alle cure amorose di madri e mogli, che hanno visto “rinascere” il proprio caro in altre spoglie. E, giuro, è questo che vorrei gridare ai nostri giovani. Solo qualche mese fa, nel periodo natalizio, presso L’Istituto Superiore di Marineo, dove lavoro, abbiamo organizzato un’incontro – dibattito dal titolo “FRENA L’ALCOL: FAI CORRERE LA VITA” sull’incidenza dell’alcol negli incidenti stradali. Ci sono stati di grande aiuto nell’organizzare il tutto Marco, il presidente dell’associazione Progetto Giovani, e il comandante Martusciello, della Polizia Stradale. Hanno dimostrato, con video e testimonianze, come la grande maggioranza degli incidenti stradali sono dovute a comportamenti scorretti, quali la velocità, la guida distratta e pericolosa, il mancato rispetto della distanza di sicurezza oltre al fatto che quasi il 50% degli incidenti stradali sono causati dall’uso di alcol. Sì perché, seppur negli ultimi anni si è fatto un elaborato lavoro sugli effetti negativi delle droghe, poco si è parlato dell’uso e dell’abuso di alcol tra i giovani. Benché questo sia molto più diffuso e pericolosamente usato dai giovani, ancora oggi è visto come un non problema. Invece bisogna insistere sul fatto che anche una piccola quantità altera le funzioni cognitive dell’autista, limitandone i riflessi e il senso del pericolo. Gli incidenti stradali causati dall’uso di alcolici, inoltre, sono causa, oltre alla morte, dell’aumento delle invalidità tra i giovani. All’incontro erano presenti gli alunni della scuola. molto attenti alle immagini e alle spiegazioni, appena fuori hanno ripreso le loro abitudini e immagazzinato quanto appreso come un qualcosa lontano da loro. E allora vorrei dire loro: è vero che a vent’anni pensi di essere immortale e immune da ciò che hai visto. Perché succede sempre agli altri, a quelli stupidi, che non sanno guidare, che non sanno correre; mentre tu sei migliore. Sopporti l’alcol, la musica tecno, sai controllare la tua macchina meglio di un pilota. Ma non credi che anche loro pensavo la stessa cosa? Che un domani potresti essere tu in quelle condizioni? Che quei genitori e quei parenti che si disperano potrebbero essere i tuoi?? Pensa solo per un istante come ti sentiresti su una carrozzella, ad essere imboccato, ad essere cambiato, lavato, accudito come un neonato. Come ti sentiresti, se avessi conservato anche una piccola facoltà cognitiva. Altrimenti saresti solo un “vegetale”. Non guardare solo chi, per volontà divina, oggi non ha cicatrici visibili. Anche per loro la vita non sarà più la stessa.
Guarda quanti oggi non possono più dire: se avessi saputo…
Tu sei ancora in tempo per vivere la tua vita. Per divertirti, giocare e sognare. Ma vivila rispettandola e rispettando chi ti sta accanto. Ricorda che la velocità, le droghe o l’alcol non fanno battere il tuo cuore più forte. Lo fermano per sempre. Credi a una mamma che questa realtà l’ha conosciuta molto da vicino.