Villafrati, apertura di Palazzo Filangeri e la nuova sede della Biblioteca Comunale


di Provvidenza Cuccia*
VILLAFRATI. A distanza di trent'anni dall'acquisizione, da parte del Comune di Villafrati, del complesso storico-monumentale della famiglia Filangeri, l'amministrazione comunale del sindaco Giuseppe Scalzo, nei giorni 26-27-28 aprile 2013, apre il Palazzo Filangeri e la nuova sede della Biblioteca Comunale. 
A Villafrati, il complesso della famiglia Filangeri è oggi una realtà molto importante. Quello che era il granaio della nobile famiglia, per anni in stato di abbandono, da anni è il Teatro del Baglio: una istituzione, presieduta da Onofrio Tripo, che vanta una intensa attività teatrale nel Comune di Villafrati. Tutto il complesso è sorto tra il 1750 e il 1760, con una funzione residenziale, economica e giurisdizionale per la famiglia Filangeri. L’interno del Palazzo Filangeri, si trovava in uno stato di degrado avanzato, tuttavia, oggi sopravvivono tracce delle decorazioni nelle volte, in parte affrescate. La maggior parte di queste, erano originariamente ricoperte con stoffe di colore intonato con le volte e con i pavimenti, i mattoni di questi, erano verniciati a mano. Dello splendore iniziale restano due stanze con affreschi, le cui tematiche sono di evidente ispirazione romantica. Nei prossimi giorni, il complesso della famiglia Filangeri risorgerà interamente con l'apertura del Palazzo. Sono previste svariate manifestazioni culturali, che si realizzeranno nei giorni 26-27-28 aprile 2013. Gli eventi si apriranno con i saluti del Sindaco Giuseppe Scalzo e con la presenza delle autorità religiose e militari. Gli eventi e l’allestimento delle sale del Palazzo possono considerarsi un primo passo verso la ricostruzione storica e identitaria delle origini di Villafrati e dei Villafratesi. Frammenti di memoria, tracce di un passato ancora presente che le Istituzioni e tutti i cittadini di buona volontà hanno il dovere di trasmettere alle nuove generazioni, affinchè non si perpetui un vero e proprio genocidio culturale. Mi urge ringraziare quanti interverranno con il loro prezioso contributo, ovvero: il Presidente della Regione Sicilia Onorevole Rosario Crocetta, Il Presidente della Provincia Regionale di Palermo Dott. Giovanni Avanti, l’Arch. Maurizio Rotolo e l’ing. Paolo Mattina della Provincia Regionale di Palermo, l’Arch. Giuseppe Lodovisi, i registi Salvatore Cuccia e Nosrat Panahi Nejad, i professori Giuseppe Di Miceli, Nicola Grato, Santo Lombino, Roberto Lopes, Patrizia Tomasino, Domenico Tubiolo, , il pittore Nicola Figlia, gli scrittori, Chimento Castrenze e Giovanni Lo Dico, il docente dell’ École Normale Supérieure di Parigi Philippe San Marco, le laureande Serena D’Amico e Rosalinda Ulloa, la Banda Musicale di Villafrati “Vincenzo Bellini”. A livello locale ringrazio quanti hanno collaborato per la realizzazione degli eventi in programma, in particolare: il gruppo di manutenzione comunale, lo Staff del Teatro del Baglio, lo Staff del Sindaco, il team della Biblioteca Comunale e il Responsabile dell’Area Servizi al Cittadino.
Vicesindaco 
con delega alle Attività Culturali

PPP


Storie di emigrazione: Don Carmelo Meli, un pontefice d'altri tempi


di Ciro Guastella
MARINEO. Don Carmelo Meli non era di Marineo. Era nato a Mezzojuso e nel dopoguerra aveva portato la famiglia a Marineo, quando i figli avevano ancora una tenera età. 
Erano tempi duri, in paese risiedevano ancora alcuni sfollati che si adattavano alla condizione di vita locale, senza dubbio superiore a quella di loro provenienza. Nella via Portelluzza, dove aveva preso in affitto un catoio con alcune stanze, la famiglia Meli sfornava e metteva in vendita pane di ottima qualità che, per scarsezza di altri alimenti, veniva consumato in gran quantità. I figli crescevano e mettevano chiaramente le loro radici a Marineo. Il capofamiglia trovava lavoro sufficiente per potere sfamare la famiglia. Per un periodo di tempo fu impiegato in qualità di cuoco presso la caserma dei carabinieri. Mentre il figlio maggiore, Salvatore, da manovale muratore imparava il mestiere da mastro Carmelo D'Amato, racimolando qualche soldo per contribuire alle spese di famiglia.
Don Carmelo, credente alla religione cattolica, frequentava la chiesa e partecipava alle attività ecclesiastiche. Presto apprese la storia di San Ciro, il dottore Santo miracoloso protettore di Marineo e ne divenne devoto fedele per sempre. Nelle occasioni in cui in paese veniva eseguita la “Dimostranza” itinerante sulla vita e morte di San Ciro, il regista-poeta Peppino Piraino assegnava il ruolo del Papa a don Carmelo, il quale con solenne serietà, s’immedesimava nella santità del personaggio.
Il ruolo gli servì anche per avere avuto assegnato, e godere per l’eternità, il nomignolo di “lu Papa”. E, come se ciò non bastasse, visto che fin da ragazzo don Carmelo era stato costretto a portare spessi occhiali da vista, i marinesi generosamente gli affibbiarono una seconda nciuria: "Quattrocchi". I paesani anziani ricordano che quando a volte si parlava di “Sua Santità”, era necessario precisare se si trattasse del Papa di Roma o di quello di via Portelluzza, inteso "Quattrocchi".
L’opportunità di emigrare negli Stati Uniti d’America arrivò nel 1954. L’intera famiglia si trasferì a New York, nei pressi di Elizabeth Street. A quei tempi nel rione esisteva il Sodalizio di San Ciro che gli oriundi di Marineo molti anni prima avevano stabilito nella zona. Un locale preso in affitto ad Elizabeth Street, vicino ad Houston Street, dirimpetto la chiesa della Madonna del Loreto. Don Carmelo ne divenne membro immediatamente e per gli anni successivi ne fu attivo consigliere che principalmente si occupava della festa al Santo.
 Molti Marinesi nella zona di New York, lo ricordano perché annualmente puntuale, prima della festa, don Carmelo con qualche altro socio si recavano nelle loro residenze, intrattenendosi anche per prendere il caffè, ma soprattutto per la raccolta dei fondi necessari per la celebrazione in onore del Santo. Don Carmelo Meli era arrivato in America con la moglie e cinque figli.
Oggi sopravvivono soltanto due figlie ed il figlio maggiore Salvatore. Salvatore, che arrivando in America si avvalse della sua capacità di costruttore edile, fondò presto una sua compagnia di costruzione e manutenzione industriale nell'area metropolitana della città. Di recente, dopo avere raggiunto l'età per la pensione, l’ha ceduta ai figli che la conducono con successo. Una nidiata di nipoti sono gli eredi e portano anche il nome di don Carmelo Meli, un personaggio semplice che visse timorato di Dio, che ebbe il rispetto delle leggi e del giusto, e che da adulto imparò a conoscere ed amare il santo protettore marinese, medico e martire, San Ciro.