Gemellaggio tra Marineo e Sainte Sigolene: un'avventura di civiltà

di Giovanni Perrone
MARINEO. Trent’anni fa, dal 16 al 18 novembre 1983, Marineo accolse una delegazione di rappresentanti del comune francese di Sainte Sigolène, guidata dal compianto sindaco Jean Salque. 
Aveva lo scopo di conoscere la realtà marinese prima di stilare il patto di gemellaggio. C’era una certa diffidenza iniziale (nella cittadina francese erano state esternate perplessità nei confronti di un comune della lontana Sicilia che avrebbe potuto essere anche inquinato dalla mafia). Ci fu qualche simpatica incomprensione linguistica, quale –ad esempio- l’imbarazzo di fronte all’insistente richiesta ai sigolenesi da parte di alcuni marinesi se avessero fame (il termine “faim” non correttamente pronunciato può essere inteso come “femme”. “Avete fame?” era compreso come “Volete andare a donne?”. Il calore degli amministratori marinesi, guidati dall’allora sindaco, Ciro Spataro, fece ben presto svanire i timori dei francesi che ritornarono a casa entusiasti e pronti ad imbarcarsi in una nuova avventura. Gli amministratori marinesi scambiarono la visita nel gennaio 1984, in occasione della festa dell’Epifania. A questi primi contatti seguì la cerimonia della firma del Patto di gemellaggio, prima a Marineo nella suggestiva cornice di piazza Castello a Marineo, il 6 maggio 1984 (in quell’occasione Marineo accolse circa 400 sigolenesi). Il 14 luglio successivo circa 350 marinesi furono ospitati a Sainte Sigolène per la cerimonia di gemellaggio. A questi momenti iniziali, ricchi di entusiasmo, seguirono gli annuali scambi degli alunni delle classi quinte (e, per un anno, anche di alunni di scuola media) e scambi di gruppi sportivi, di gruppi musicali, di artigiani, di giovani, nonché degli amministratori comunali che si sono succeduti nel tempo. Per alcuni anni gruppi di adolescenti sigolenesi sono venuti a Marineo per campeggiare, ospiti del Centro Scout della Massariotta. In questi ultimi anni dei giovani marinesi sono stati accolti in Francia per il commercio di nostri prodotti tipici (olio, agrumi, dolci). Gli scambi hanno inoltre favorito alcuni matrimoni. Il gemellaggio, per la qualità e la costanza degli scambi, è stato più volte citato ad esempio, anche a livello internazionale. Da anziano dirigente scolastico, ricordo con gioia e con gratitudine le numerose persone (direttori, insegnanti e personale scolastico, amministratori e personale comunale, componenti i Comitati di gemellaggio e semplici cittadini) sigolenesi e marinesi che hanno generosamente dedicato fatica, tempo, risorse, entusiasmo per sostenere il gemellaggio e per farlo vivere degnamente. Ricordo, con particolare gratitudine e vivo apprezzamento le insegnanti che, grazie al loro entusiasmo e alla loro competenza, hanno saputo inserire nella quotidiana progettualità scolastica lo spirito del gemellaggio, favorendo un’ampia partecipazione delle classi. Così come ricordo le numerose famiglie che si sono rese annualmente disponibili ad ospitare gli amici sigolenesi (ci sono alcune famiglie che possono onorarsi di avere sempre ospitato sigolenesi, accogliendo talora oltre quattro ospiti!). A tutti coloro che hanno sostenuto e sostengono il gemellaggio va la gratitudine di tutti i marinesi. Di tanti di loro, artefici e sostenitori del primo decennio di vita del gemellaggio, molti non hanno memoria: purtroppo, la nostra società ha memoria corta e sovente anche gratitudine debole ed evanescente. E’ bello incontrare giovani ed adulti che ricordano con gioia il loro viaggio in Francia e l’amicizia con i coetanei sigolenesi! In questi giorni Marineo accoglie un centinaio di ragazzi sigolenesi per l’annuale scambio di classi. Nello scorso mese circa 40 marinesi (alunni, insegnanti e genitori) sono stati ospitati in Francia. E’ segno della vitalità del gemellaggio. Ci si appresta a celebrare il primo trentennio di vita. Si nota qualche nube all’orizzonte. Di fronte a persone (sia a Sainte Sigolène sia a Marineo) che continuano a mantenere viva la fiamma del gemellaggio (e ciò fa loro onore), si evidenziano perplessità, improvvisazioni, forme di passioni passeggere ed estemporanee, diffidenze. Lo stesso fatto che pochi alunni marinesi vanno in Francia, di fronte al costante e numeroso gruppo di sigolenesi che annualmente viene a Marineo, deve farci riflettere. Non è solo una questione economica (che certamente in questi ultimi anni pesa parecchio). E’ anzitutto questione di cultura, di sensibilità, di disponibilità. Alcuni, erroneamente, si aspettavano che il gemellaggio portasse rapido sviluppo economico. Ogni gemellaggio più che un evento economico è un fatto culturale: produce sviluppo culturale anzitutto. E’ un evento che onora le istituzioni (comune, scuola, associazioni) e ne esalta il dinamismo progettuale ed organizzativo; è un evento che testimonia nella concretezza del quotidiano quei valori (accoglienza, cittadinanza europea, fraternità, apertura all’altro …. ) che tante volte proclamiamo a parole. E’ un evento che ci rimette annualmente in discussione e ci spinge ad uscire dalla talora chiusa ed autoreferenziale quotidianità. Non possiamo ignorare che le difficoltà di vivere e far vivere pienamente il gemellaggio sono anzitutto culturali, non solo economiche. Qualche famiglia, ad esempio, non permette ai figli di andare in Francia a causa di chiusura, pregiudizi, paure. Altre famiglie, e ciò fa loro onore, fanno il possibile – con entusiasmo – per far vivere ai loro figli la meravigliosa avventura del viaggio a Sainte Sigolène e per accogliere gli ospiti francesi. Alla vigilia delle celebrazioni del trentennale è opportuno riflettere sulle luci e sulle ombre del gemellaggio (evitando ogni tentazione di evento “turistico” o “politico” da consumare o strumentalizzare) per esaltarne il valore formativo di scambio tra persone e culture e, quindi, di arricchimento reciproco; slegarlo dai periodici mutamenti politici e da zavorre burocratiche per rafforzarne la dimensione di “evento di cittadinanza attiva”; valorizzare le competenze maturate; dare adeguato spazio, responsabilità e sostegno a chi può testimoniare continuità, passione, competenza e responsabilità nella gestione del gemellaggio. Di fronte ad una società che spesso, magari con la scusa della “legalità” e della “sicurezza”, privilegia procedure e burocrazia talora sclerotizzanti e castranti, a discapito della qualità e della stessa giustizia, è opportuno garantire ad ogni istituzione e ad ogni evento una leggerezza pensosa e responsabile ed un’operosità interagente, coraggiosa e feconda. E’ la fecondità, infatti, che dà vita nuova e costruisce il futuro. Il gemellaggio è basato sull’accoglienza, sul dialogo, sull’interazione reciproca, sulla cooperazione, sull’accoglienza. Perciò, genera fecondità culturale e spirituale e garantisce fecondità civica, se adeguatamente curato e valorizzato da parte di tutti. Esso è una sfida per tutti: per l’istituzione scolastica che si trova ad essere protagonista privilegiata degli scambi e che deve saper fare del proprio meglio per assicurare a tutti gli alunni la formazione e l’accompagnamento necessari a vivere la significativa esperienza dello scambio culturale; per l’amministrazione comunale che è chiamata a sostenere le varie iniziative; per ogni istituzione ed associazione che ne può trarre occasione di servizio e di maturazione; per ogni famiglia che può esercitare le virtù della disponibilità e dell’accoglienza, aprendosi al mondo; per ogni cittadino che può essere aiutato a vivere esperienze di cittadinanza, superando forme autoreferenziali di pregiudizio o di sterile superficialità. Certamente non è il toccasana, ma un evento che ci onora e una significativa occasione di crescita per tutti.