di PIERANGELO BUTTAFUOCO
Camminano, camminano, camminano. “A qualunque ora, in qualunque luogo gli uomini della mia Africa camminano, camminano, camminano”. Totò Cuffaro, vice segretario nazionale della democrazia cristiana italiana, ossia l’Udc, ci racconta del suo viaggio in Congo: “Camminano, camminano, camminano. Vanno tutti a piedi. E in tutto questo loro camminare coprono le infinite distanze. Il Congo, infatti, è almeno venti volte l’Italia e loro, gli amici congolesi, con quel passo regale, si muovono in continuazione pestando gli sterrati e le strade di un mondo ricco come non si sa che”. “Ricco da fare schifo” incalza Cuffaro e, infatti, questo è il suo sciorinar di catalogo: “Oro, diamanti, petrolio, platino, rame, rubini, smeraldi e il coltan poi, e poi ancora il tantalio! Ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”. Il senatore Cuffaro non si sottrae alle didascalie e perciò ci illumina riguardo al coltan e al tantalio: “Praticamente il metallo più lussuoso e più urgente per le tecnologie ultrasofisticate, il tantalio è un derivato”. Interviene a questo punto Mirello Crisafulli, leader dei Democratici in Sicilia, nonché compagno di viaggio di Cuffaro: “E’ la sabbia nera. Ha un nome da profilattico ma serve a fare di tutto nelle tecnologie: dai display dei telefonini, fino alle bombe, le superbombe. Il Congo è pieno di ogni bene. Se ci vai con lo zappone e scavi, qualcosa la trovi”.Camminano, camminano, camminano. Due bellissime panzazze a Kinshasa. Anche Cuffaro e Crisafulli hanno camminato insieme, in quel di Africa: “Io ho fatto turismo”, spiega Crisafulli, “ho mangiato specialità tipo il coccodrillo. Così, per tenermi allenato (scimmie no, mi fanno impressione). Ho visto parchi spettacolari, ho incontrato i contrabbandieri carichi di anelli e del solito stile che non cambia sotto ogni latitudine e poi sono stato al Mercato dei Ladri, volevano vendermi quindici tonnellate di Coltan. Considerato che un chilo è dato a 8.000 dollari, me la sono cavata dicendo a quel simpaticone di mettermi da parte tutta la partita. E che sarei passato dopo. Un altro invece voleva vendermi un sacco di iuta pieno di smeraldi. O uno o niente gli ho risposto. Che me ne facevo altrimenti, mi passavo tutte le domeniche a Porta Portese?“ “Io mi sono recato in Congo per sostenere l’amico Eugene Diomi Ngongal, leader della Democrazia cristiana locale. Ho partecipato alle riunioni, alle manifestazioni, agli incontri, insomma: un viaggio politico dove conto di accompagnare un giorno anche Pierferdinando Casini. Hanno la vocazione alla politica. Poco ci manca che al prossimo giro il mio amico Eugene Diomi Ngongal diventi presidente del Congo”.Tutto africano è diventato Cuffaro: “L’Africa la sento proprio mia, sono stato in Tanzania, ospite delle Suore Collegine, sono stato in Burkina Faso dove il nunzio apostolico, Sua Eminenza il Cardinal Raso, è di Mazara Del Vallo. Il mio prossimo viaggio lo faccio in Burundi, raggiungo mons. Lenzo per inaugurare l’ospedale Sicilia-Giovanni Paolo II. Costo 480.000 euro, pagato coi fondi del partenariato internazionale, ma il Congo, il Congo è la passione mia. Ci vuole una forte motivazione ideale per andarci. E per restarci. A tutti gli amici io auguro di strare almeno tre giorni in Congo, ai nemici invece, gliene auguro trenta di giorni ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia. Ci pensa per trenta giorni Sergio Rizzo e Gianantonio Stella a spasso per il Congo? Novanta giorni di chinino totale sono. Trenta prima di partire, trenta durante, trenta al ritorno.”.Forte motivazione: “C’era pure una guerra quando eravamo in Congo”. Interviene di nuovo Crisafulli: “Le guerre non mancano mai in Congo, ma era lontano rispetto a dove stavamo noi, in periferia, verso Uganda e Ruanda”. Ancora Cuffaro: “Altro che, lontanissimo, dove ci sono i Tutsi. Era come dire: c’è la guerra a Helsinki mentre noi stiamo tranquilli in Sicilia ma mia madre, poverina, che ne sapeva? Sentiva al telegiornale – al Tg1! Il giornale del direttore Gianni Riotta – che c’era la guerra e – poverina –pregava, pregava e pregava”. Si frappone ancora una volta Crisafulli: “Se è per questo c’era anche qualcun altro che pregava…”. Cuffaro coglie la battuta: “Certo, pregavano affinché ci restassi in Congo, terra meravigliosa per altro ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”. Crisafulli fa eco: “…manco il Rio delle Amazzoni così magnifico come il Congo”. Totò annuisce ma non demorde nella profusione delle notizie geopolitiche: “La regione dell’equatore, per dire, galleggia tutta sul petrolio, ma la ricchezza vera, quella che farà la fortuna futura, è l’acqua, l’acqua, l’acqua. Ci sono due immense dighe costruite dagli italiani, hanno le turbine rotte, non le aggiustano perché non ci sono soldi da spendere né soldi per comprare. Il Congo è saturo di energia elettrica ma piccioli per pagare le bollette non ce ne sono. La luce è la fiaccola, altro che Catania al buio. Tanto ricco è il suolo, il cielo e l’acqua, tanto povero è il popolo. E la natura poi, floridissima: mango, ananas, banane. Senza irrigazione fanno tre raccolti l’anno di grano. In Sicilia, con la scarsezza d’acqua che abbiamo, a malapena ne facciamo uno ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”. Donne di sogno, banane e lamponi, diceva la canzone. Crisafulli fa una sottolineatura da par suo: “In Congo c’è la matrice delle perfezione brasiliana”.
L’argomento della matrice prende, parte Mirello e conclude Totò: “Certamente: la perfezione. I brasiliani di oggi sono i discendenti degli schiavi congolesi di ieri. Per questo sono così belli, così… regali. La donna è gazzella in Congo”.Camminano, camminano, camminano le gazzelle. E i maschi al seguito: “La parità è assoluta e totale in Congo”, sentenzia Cuffaro nel frattempo che Crisafulli sottoscrive tutto ciò che racconta l’amico, “non esiste la prevaricazione tra maschio e femmina, culturalmente non regge la ripartizione dei ruoli, così come non c’è da loro l’abitudine belluina di darsele di santa ragioni tra tifosi. Sono stato a vedere una partita di calcio, più di centomila spettatori mischiati tra loro, senza recinti, sostenitori dell’una e dell’altra squadra, tutti urlanti, ma d’allegria.
Proprio un popolo regale ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”.Camminano, camminano. E camminano. “Ma camminando” racconta Mirello, “non abbiamo visto in tutto il Congo né un cane, né un gatto, né un topo”. “Né un mulo”, aggiunge Cuffaro, “vanno tutti a piedi e gli unici animali di compagnia – a parte le scimmie, quelle particolari, quelle che s’accoppiano come gli umani – sono le zanzare malariche. Santo è il chinino e ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia. In Congo non manca niente: febbre gialla endemica, c’è; colera endemico, c’è;Aids endemico, c’è…”. L’introfilo è tutto di Mirello adesso: “L’Aids se lo passano di mano in mano, lì, come se fosse una distribuzione di spicchi d’arancio tra amici”.Camminano, camminano, camminano. “Abbiamo camminato anche noi”, rivela Crisafulli, “le automobili non mancano. Ce ne sono di nuovissime e di vecchissime, io ho cercato un bel Mercedes degli anni ’60 e non l’ho trovato ma la macchina che non passa mai di moda in Congo è quella di andare a piedi. L’urbanizzazione è un eufemismo: cammini, cammini, cammini e trovi un villaggio. Vai ancora più avanti e poi c’è un altro villaggio. Non ti dico l’albergo dove eravamo noi. Un cinque stelle congolese buono per essere mezza stella a ”. E’ Cuffaro quello che fa l’istituzionale, Crisafulli è quello che lo rimprovera: “Ora non fare quello che si mette la faccia seria!”. L’istituzionale Cuffaro così c’informa: “I belgi, antichi colonizzatori del Congo, non hanno lasciato niente, né insegnato loro niente. Hanno un solo merito: hanno fatto del Congo una grande nazione cattolica, di questo Dio gliene renderà merito ma per il resto non hanno saputo dare un’istituzione, un’amministrazione, una tecnologia. Non è possibile farsi una doccia. Quando ci ho provato io in albergo s’è allagata tutta la stanza. I tubi di scarico erano messi per figura ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”. Camminano, camminano, camminano. “Gli amici della Democrazia cristiana congolese”, dice Cuffaro, “hanno proprio la vocazione alla politica, adesso tocca a noi aiutarli ad accreditarsi nella scena internazionale per far conoscere la realtà della loro terra pronta a diventare un vero Eldorado. Già sono arrivati gli israeliani, sono arrivati anche i cinesi, dovremmo convincere gli imprenditori italiani ad investire in Africa, capisco che con l’agricoltura non si fanno grandi guadagni ma ci sarà pure qualcuno disposto ad insegnare ai congolesi come fare i formaggi. Sono sicuro che gli amici dello scudocrociato di Eugene Diomi Ngongal sapranno costruire un futuro di stabilità e di pace. Loro camminano, camminano, camminano ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia”. Tutti a piedi. “Devo solo correggermi”, precisa Cuffaro, “su una cosa: lo scudocrociato. Loro non ce l’hanno. Sulle bandiere azzurre che sventolano gli amici congolesi della Democrazia Cristiana campeggia quello di due foglie d’alloro con una stella rossa fiammeggiante. Non si ha idea di quante ce ne siano di queste bandiere e io mi sentivo proprio in imbarazzo in mezzo a tutte quelle stelle rosse, ringraziavo nelle mie preghiere la Madonna che mi aveva fatto nascere in Sicilia. Ne ho parlato con Eugene Diomi Ngongal ma lui mi ha dato la risposta più bella: ‘E’ la stella simboleggiante lo Spirito Santo!’”Camminano, camminano, camminano le gazzelle, i maschi al seguito, le bandiere azzurre e la democrazia cristiana internazionale (con Crisafulli in veste di osservatore). Sarebbe un perfetto ospite per Fabio Fazio il raggiante Cuffaro, altro che Walter Veltroni, sempre atteso in Africa ma mai più tornato. “E va bene”, lo difende prontamente Crisafulli, “Intanto ci sono andato io, poi lui verrà”. Sarebbe un perfetto ospite a Che tempo che fa anche Vladimiro Crisafulli. Ma magari in coppia farebbero il loro racconto d’Africa, eroi della sana pietas più che della falsa caritas, eroi di una comitiva irresistibile, con loro c’erano Sandro Monaco, costruttore, sconvolto dalla potenza di fuoco edile dei cinesi, quindi Nino Mancuso, avvocato, osservatore degli usi e costumi, Felice Crosta, infine, console onorario del Congo, l’uomo dal quale il grande amore di Mirello e Totò per il Congo ha trovato il giusto splendore. Tutti quanti in coro proclamano con Totò: ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia!Camminano, camminano, camminano. Due bellissime panzazze sono tornate da Kinshasa. Totò e Mirello, scampati miracolosamente alla mafia e all’antimafia, hanno dovuto ingerire massicce dosi di chinino per sfuggire all’ultimo grande pericolo: la malaria. Sono tornati sani e salvi, con le loro panzazze integre, e sempre ringraziano nelle nostre preghiere la Madonna che “ci ha fatto nascere in Sicilia”.
Il Foglio 25 ottobre 2008