di Giovanni Perrone
In questi giorni la stampa evidenzia il buco di 70 milioni nel Settore Formazione Professionale in Sicilia. Per venire incontro a tutte le richieste di corsi occorrerebbero almeno 245 milioni per un anno. Negli ultimi dieci anni il sistema formazione ha assorbito quattro miliardi di euro. Se tale somma fosse stata impiegata in opere pubbliche si sarebbero creati ben 100 mila posti di lavoro “vero” (vedasi Giornale di Sicilia del 19 scorso).
Lo stesso discorso si potrebbe fare per le mille ed onerose forme di assistenza-lavoro che hanno interessato (ed interessa) nella nostra Sicilia migliaia di persone, in gran parte giovani.
Non voglio far di tutta l’erba un fascio, ma occorre chiedersi come mai la Sicilia ha una formazione professionale tra le più variegate, corpose ed onerose d’Italia e, nel contempo, uno dei più alti tassi di disoccupazione. Sappiamo bene che di fronte a corsi di formazione vera ed utile ci sono corsi che servono solo a creare clientele e ad ingannare il tempo. Per assurdo, se a qualcuno venisse in mente di mettere su un corso per addomesticatori di pulci, potrebbe anche riuscirci. Con questo modo di fare piuttosto che creare sviluppo si sono prodotti oneri-zavorra per la Sicilia, clientela per gli organizzatori di turno, malaffare ed anche giro di tangenti varie, nonché illusione per tanti giovani: giovani che vengono umiliati in quegli anni di vita che dovrebbero vederli superattivi per valorizzare adeguatamente le meravigliose risorse che hanno.
Ben venga allora un buon esame di coscienza che provocherà tanti mal di pancia, ma anche – se ci si riuscirà – sviluppo e legalità.
Lo stesso dicasi per le migliaia di cooperative, per tanti e tanti lavori cosiddetti socialmente utili, per tanti e tanti “servizi civili” ecc. ecc.
Ben sappiamo che tante forme di “lavoro” vanno di pari passo con il lavoro nero, l’evasione delle tasse, il foraggiamento dei procacciatori, illegalità, pizzi e tangenti varie, ed anche il consolidamento di mentalità mafiosa. Anche nel nostro paese si spende molto più di quanto si guadagna (in rapporto alle tasse pagate): è miracolo?
Sono consapevole della durezza delle mie riflessioni (che non sono solo mie) e non ho l’abitudine di dare la caccia ai cattivi. Il privilegiare il lavoro-assistenza è stato ed è comune operare dalle nostre parti. Siamo contenti quando il “lavoro” consiste nel non far niente, quando abbiamo la “fortuna” di essere impegnati a guardare il tempo che passa o in lavoretti di poco conto, quando il servizio civile (o altro) ci dà il tempo per fare le cose nostre….. E ci illudiamo che i procacciatori di lavoro siano grandi benefattori (forse lo ritengono anch’essi). Questa mentalità ha sovraccaricato di personale regione, province, comuni, ATO ed aziende varie, favorendo sperpero di denaro pubblico e non sviluppo ed imprenditorialità, inoltre ha tarpato e tarpa le ali a migliaia di giovani.
Sono consapevole che spesso si è costretti a divenire succubi di varie forme di tale “lavoro” perché non ci sono possibilità di vero lavoro. Tra l’altro, per favorire quest’andazzo, sono saltati pure i concorsi e di solito l’unica possibilità per guadagnare qualcosa è di rivolgersi al “santo” locale. Adulti e giovani sono sempre più costretti a pensare che il lavoro non deriva dall’impegno ma dalla raccomandazione!
Le stesse risorse europee sovente vengono sciupate per produrre assistenza e non lavoro. Se vogliamo che siano “fertili” dobbiamo interrogarci sulla maniera più opportuna di investimento, perché siano produttive. Invece, talora ci gloriamo di aver speso tutti i soldi. Ma come? Con quali risultati? I risultati non sono quelli immediati, ma quelli che durano nel tempo e che producono vero sviluppo.
Non sono un economista, ma è evidente a tutti che tali forme occupazionali non creano sviluppo e lavoro ma sudditanza e talora malaffare. Queste nostre “buone abitudini” servono principalmente a sterilizzare e castrare le giovani generazioni. Se facciamo in modo che i nostri giovani imparano ad essere passivi e dipendenti come potranno cavarsela quando saranno veramente costretti a darsi da fare per vivere? I veri investimenti produttivi creano lavoro e sviluppo che si protrae nel tempo. Lo sviluppo aiuta a maturare le persone anzitutto, le rende più competenti e dinamiche, perciò è fecondo e rende fecondi. Adulti e giovani ne dobbiamo essere coscienti e darci da fare, prima che sia troppo tardi. Altre regioni e nazioni si stanno dando da fare e ci stanno superando.
Occorre che tutti (da politici, ai sindacalisti, agli amministratori, alla gente comune), prima che sia troppo tardi, si interroghino sulla situazione attuale e sappiamo guardare avanti, con lucidità ed onestà: fra qualche anno finirà la generosità dei fondi europei, cosa sarà di tutte le persone impegnate in cooperative, foresta, amministrazioni varie? I recenti avvenimenti (non solo marinesi) legati alla raccolta della spazzatura, con il conseguente e necessario raddoppio della tassa, dovrebbero spingerci ad avere il coraggio di guardare oltre l’orizzonte, là dove vivranno i nostri figli e i figli dei nostri figli. In fondo, noi riusciamo a cavarcela, ma loro? Quale futuro stiamo preparando per loro? Sviluppo o assistenza? E in quest’ultimo caso, con quali soldi?
Lo stesso discorso si potrebbe fare per le mille ed onerose forme di assistenza-lavoro che hanno interessato (ed interessa) nella nostra Sicilia migliaia di persone, in gran parte giovani.
Non voglio far di tutta l’erba un fascio, ma occorre chiedersi come mai la Sicilia ha una formazione professionale tra le più variegate, corpose ed onerose d’Italia e, nel contempo, uno dei più alti tassi di disoccupazione. Sappiamo bene che di fronte a corsi di formazione vera ed utile ci sono corsi che servono solo a creare clientele e ad ingannare il tempo. Per assurdo, se a qualcuno venisse in mente di mettere su un corso per addomesticatori di pulci, potrebbe anche riuscirci. Con questo modo di fare piuttosto che creare sviluppo si sono prodotti oneri-zavorra per la Sicilia, clientela per gli organizzatori di turno, malaffare ed anche giro di tangenti varie, nonché illusione per tanti giovani: giovani che vengono umiliati in quegli anni di vita che dovrebbero vederli superattivi per valorizzare adeguatamente le meravigliose risorse che hanno.
Ben venga allora un buon esame di coscienza che provocherà tanti mal di pancia, ma anche – se ci si riuscirà – sviluppo e legalità.
Lo stesso dicasi per le migliaia di cooperative, per tanti e tanti lavori cosiddetti socialmente utili, per tanti e tanti “servizi civili” ecc. ecc.
Ben sappiamo che tante forme di “lavoro” vanno di pari passo con il lavoro nero, l’evasione delle tasse, il foraggiamento dei procacciatori, illegalità, pizzi e tangenti varie, ed anche il consolidamento di mentalità mafiosa. Anche nel nostro paese si spende molto più di quanto si guadagna (in rapporto alle tasse pagate): è miracolo?
Sono consapevole della durezza delle mie riflessioni (che non sono solo mie) e non ho l’abitudine di dare la caccia ai cattivi. Il privilegiare il lavoro-assistenza è stato ed è comune operare dalle nostre parti. Siamo contenti quando il “lavoro” consiste nel non far niente, quando abbiamo la “fortuna” di essere impegnati a guardare il tempo che passa o in lavoretti di poco conto, quando il servizio civile (o altro) ci dà il tempo per fare le cose nostre….. E ci illudiamo che i procacciatori di lavoro siano grandi benefattori (forse lo ritengono anch’essi). Questa mentalità ha sovraccaricato di personale regione, province, comuni, ATO ed aziende varie, favorendo sperpero di denaro pubblico e non sviluppo ed imprenditorialità, inoltre ha tarpato e tarpa le ali a migliaia di giovani.
Sono consapevole che spesso si è costretti a divenire succubi di varie forme di tale “lavoro” perché non ci sono possibilità di vero lavoro. Tra l’altro, per favorire quest’andazzo, sono saltati pure i concorsi e di solito l’unica possibilità per guadagnare qualcosa è di rivolgersi al “santo” locale. Adulti e giovani sono sempre più costretti a pensare che il lavoro non deriva dall’impegno ma dalla raccomandazione!
Le stesse risorse europee sovente vengono sciupate per produrre assistenza e non lavoro. Se vogliamo che siano “fertili” dobbiamo interrogarci sulla maniera più opportuna di investimento, perché siano produttive. Invece, talora ci gloriamo di aver speso tutti i soldi. Ma come? Con quali risultati? I risultati non sono quelli immediati, ma quelli che durano nel tempo e che producono vero sviluppo.
Non sono un economista, ma è evidente a tutti che tali forme occupazionali non creano sviluppo e lavoro ma sudditanza e talora malaffare. Queste nostre “buone abitudini” servono principalmente a sterilizzare e castrare le giovani generazioni. Se facciamo in modo che i nostri giovani imparano ad essere passivi e dipendenti come potranno cavarsela quando saranno veramente costretti a darsi da fare per vivere? I veri investimenti produttivi creano lavoro e sviluppo che si protrae nel tempo. Lo sviluppo aiuta a maturare le persone anzitutto, le rende più competenti e dinamiche, perciò è fecondo e rende fecondi. Adulti e giovani ne dobbiamo essere coscienti e darci da fare, prima che sia troppo tardi. Altre regioni e nazioni si stanno dando da fare e ci stanno superando.
Occorre che tutti (da politici, ai sindacalisti, agli amministratori, alla gente comune), prima che sia troppo tardi, si interroghino sulla situazione attuale e sappiamo guardare avanti, con lucidità ed onestà: fra qualche anno finirà la generosità dei fondi europei, cosa sarà di tutte le persone impegnate in cooperative, foresta, amministrazioni varie? I recenti avvenimenti (non solo marinesi) legati alla raccolta della spazzatura, con il conseguente e necessario raddoppio della tassa, dovrebbero spingerci ad avere il coraggio di guardare oltre l’orizzonte, là dove vivranno i nostri figli e i figli dei nostri figli. In fondo, noi riusciamo a cavarcela, ma loro? Quale futuro stiamo preparando per loro? Sviluppo o assistenza? E in quest’ultimo caso, con quali soldi?