Siamo certi che a Ficarazzi saprai replicare l’opera pastorale...
di Nino Di Sclafani
Come molti di voi sapranno, dopo la chiusura dell’anno paolino, lo scorso 19 giugno il Santo Padre ha aperto l’anno sacerdotale nel 150° anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars e patrono dei Parroci. La nostra chiesa di Marineo si accinge a vivere proprio in questo contesto un momento forte. Dopo circa dieci anni di servizio pastorale nella nostra comunità Padre Salvatore è stato destinato dal Vescovo ad altra sede. Certo se pensiamo ai 47 anni di mandato di Mons. Natale Raineri o ai 29 anni Di Mons. Francesco La Spina, questi dieci ultimi anni possono sembrar pochi. Sono però stati anni molto intensi, ricchi di rinnovamento spirituale e materiale per la nostra parrocchia.
Sono stati anche anni di confronto e dialettica, a volte anche aspra, in cui egli ha reso una testimonianza ferma e decisa al suo mandato sacerdotale. Proprio il Papa nella lettera inviata a tutti i sacerdoti in occasione dell’apertura dell’anno sacerdotale precisava di non dimenticare che i presbiteri sono stati consacrati per servire, umilmente e autorevolmente, il sacerdozio comune dei fedeli. In questo risiede forse il significato più profondo dell’appellativo di Padre con cui i sacerdoti vengono riconosciuti nella comunità. E chi tra voi ha dei figli, sa quanto l’esercizio di una paternità responsabile non possa concretizzarsi sempre e solo in accondiscendenza, ma debba propendere ad un progetto, che anche grazie alla correzione fraterna, sappia creare le basi di quella autorevolezza che il ministero richiede.
“Un buon pastore è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina” Sono parole proprio del Curato d’Ars, che continuava esaltando la grande responsabilità della propria missione affermando :
“Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia...”.
E spiegando ai suoi fedeli l’importanza dei sacramenti diceva: “Tolto il sacramento dell'Ordine, noi non avremmo il Signore. Chi lo ha riposto là in quel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha accolto la vostra anima al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l'ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, sempre il sacerdote. E se quest'anima viene a morire per il peccato, chi la risusciterà, chi le renderà la calma e la pace? Ancora il sacerdote!”
E proprio alla luce di queste sante parole volevo invitarvi ad una riflessione. Spesso pecchiamo di superficialità, di distrazione nel valutare il ruolo svolto dai nostri sacerdoti. Forti delle nostre professioni stressanti, dei nostri impieghi importanti, sovente immaginiamo la loro vita come un’esistenza tranquilla fatta di preghiere e meditazioni. Chi però li conosce bene, chi è vicino alla loro quotidianità sa quanto intenso e coinvolgente sia il loro mandato pastorale. Oggi Padre La Sala ci lascia ed oltre ad una eredità fatta di spiritualità, di approfondimento, di impegno e di insegnamento, lascia in noi tutti la sua costante presenza nei momenti forti della nostra vita:
Ecco perché ora mi rivolgo a te, fratello Salvatore, e ti ringrazio a nome:
Delle centinaia di giovani che, in questa Chiesa, di fronte a Dio, alla comunità e a te hanno suggellato nel sacramento del matrimonio la loro promessa di amore e fedeltà;
Grazie dalle centinaia di bambini che hanno ricevuto da te il sacramento del battesimo e sono entrati a far parte della Chiesa
Grazie dai mille e più ragazzi e ragazze che hanno ricevuto per la prima volta dalle tue mani il corpo di Cristo;
Grazie a nome dei tanti nostri fratelli, che al termine della loro terrena esistenza, sono stati qui in questo tempio affidati da te alla misericordia divina. E tra questi, in questi ultimi anni, quante disgrazie, quante malattie terribili; quanto ti sarà stato difficile trovare le giuste parole per farci comprendere ciò che era incomprensibile, farci accettare il mistero del male, della sofferenza e della morte.
Così pure grazie da quanti di noi che nell’intimo spazio della confessione hanno condiviso con te non solo le proprie debolezze, i propri peccati ma anche le proprie angosce, le depressioni, quei mali del vivere e dell’esistenza che oggi sembrano infestare l’anima di giovani e anziani, di uomini e donne. Per tutti c’è stato spazio nelle tue preghiere e nel benevolo abbraccio della riconciliazione hai ridato speranza a molti cuori afflitti, dando a tutti la possibilità di credere in una rinascita.
Spesso, però, noi non siamo stati capaci nei tuoi confronti di altrettanta disponibilità, siamo stati avari di cristiana misericordia quando si trattava di leggere tra le righe dei tuoi malumori, quando occorreva umilmente accettare le decise correzioni che suggerivi, quando, infine, non abbiamo compreso la tua profonda umanità capace di grande generosità ma per sua natura soggetta, come in noi tutti, ad altrettanti fragilità.
Anch’io in questi giorni mi sono sforzato di sintetizzare dieci anni di ricordi e di esperienze vissute assieme. E penso di aver compreso l’insegnamento più importante che mi lasci. Sto parlando dei tuoi No, di tutte le volte che hai moderato la mia esuberanza, la mia intraprendenza, il mio protagonismo, tutte pulsioni che sono spesso preludio a sentimenti di orgoglio e superbia. Farò tesoro di questa correzione fraterna.
Ho fatto poi quattro calcoli, sono più di seimila le Eucaristie celebrate per la nostra comunità, e per ognuna di queste messe hai preparato una nuova omelia che ci ha rivelato il senso della Parola di Dio, non banali prediche, ma piccole catechesi che hanno reso comprensibile a tutti il contenuto della liturgia di ogni giorno. E da marinese verace per meglio farti comprendere da altri marinesi non hai lesinato l’uso di metafore ed esempi tanto coloriti quanto efficaci.
Come potevamo, pertanto, rimanere indifferenti di fronte all’improvvisa e inaspettata notizia del tuo trasferimento? Gli interrogativi che la comunità si è posta e continua a porsi sono molteplici, e non a tutti siamo stati in grado di dare una risposta. Ognuno ha vissuto questa novità forte della propria esperienza di fede, sicuramente influenzati dal rapporto personale e spirituale costruito in questi dieci anni, ed alla luce della consapevolezza di come nel valore dell’obbedienza risieda una delle chiavi di quel grande progetto divino che è la Chiesa.
Ecco perché mi pare giusto ringraziare a titolo personale tutti i membri della comunità che alla improvvisa notizia del tuo trasferimento si sono mobilitati sforzandosi di capire le ragioni, cercando di trovare quali strade percorrere anche per rimediare a questa scelta.
Ringrazio anche coloro che pur accettando la volontà del nostro vescovo con umiltà, hanno manifestato la loro profonda tristezza per il venir meno di un pastore tanto vicino ai nostri cuori.
Ringrazio infine anche coloro che si sono incondizionatamente affidati alla decisione vescovile ritenendo, legittimamente, così come il magistero ci insegna, che le scelte della Chiesa sono l’espressione della volontà divina. E’ indubbio infatti, noi lo professiamo, che nella Chiesa le umane determinazioni siano promanazione dello Spirito Santo. Spirito che agisce a volte da ispiratore di queste scelte, altre volte da riparatore delle conseguenze delle stesse, indirizzandole però sempre al bene degli uomini e conformandole alla volontà di Dio.
Proprio per questo siamo certi che nella comunità di Ficarazzi saprai replicare l’opera pastorale che hai svolto tra di noi. E fin d’ora ti diamo una marcia in più per affrontare questa sfida, questa marcia sarà la nostra preghiera e se lo vorrai anche la nostra presenza, ti saremo vicini, come, siamo certi che, anche se ci mancherai, continuerai ad essere vicino a noi.
Grazie a nome di tutta Marineo.