di Nino Di Sclafani
Tra le righe della corrispondenza tra i due nostri due Santi patroni, oltre che il gusto e l’ironia, si leggono anche delle frecciatine polemiche che ancorché divagare sui secoli andati tendono a riportare al presente ed al quotidiano una presunta conflittualità in seno a diversi modi di vedere la coabitazione dei due culti nella nostra Parrocchia.
Questo mio sospetto sembra avvalorato dai commenti che seguono che propendono ancor più allo scontro tra diverse “tifoserie”. Alla base rimane il “solito” errore teologico, cioè di ascrivere ai Santi il “merito” di grazie e miracoli, dimenticando che solo Dio Padre può intervenire nella nostra umana esistenza a correggere le mutevoli e perigliose variabili della vita. Lo stesso Gesù, dopo avere operato tanti prodigi tra gli uomini, ringrazia sempre il Padre suo per avergli consentito di compiere quei “segni”.
Marineo vanta la presenza di tante congregazioni ognuna delle quali è votata ad un Santo, così come a diversi Santi sono intitolate le nostre Chiese. Fare graduatorie o Hit Parade di potenza o importanza penso che sia molto sbagliato. Per cui ben venga la ricorrenza del 23 aprile per ricordare San Giorgio, così come tutte le altre per soffermarsi sulla vita e l’opera di questi nostri predecessori nella Fede e nella testimonianza del Vangelo. Piuttosto che limitarsi a processioni e novene, ad esempio, si potrebbe fare uno sforzo, si veda l’esempio di S.Anna, di fare conoscere le loro storie ed attualizzare il messaggio che possono oggi dare alla nostra generazione. Infine non bisogna dimenticare che i Santi e i Martiri altro non erano che uomini e donne come noi, che hanno saputo mettere in pratica la loro Fede a volte sino alle estreme conseguenze pur di testimoniare la fedeltà a Cristo. Non essendo tra l’altro l’Albo dei Santi a numero chiuso è fuor di dubbio che ognuno di noi possa aspirare ad emulare il loro comportamento. Questa è in fondo la sfida della nostra Fede!! In quanto al culto di San Giorgio mi sovviene una strana storia che potrebbe essere una probabile chiave di lettura di come questo martire venne scelto a proteggere il nuovo abitato di Marineo.
La valle dell’Eleuterio era ricca di insediamenti contadini (Casali, masserie, mulini) attorno a queste costruzioni vivevano decine di famiglie che lavoravano nei campi ed in riva al fiume (che a quei tempi non era certo il rigagnolo che oggi conosciamo). Nella valle il centro spirituale più importante era il Casale di Risalaimi fondato dai Cistercensi (altri dicono dai Cavalieri Teutonici) dove era presente una stupenda cappella decorata nel 1470 dagli affreschi di Tommaso de Vigilia che possono essere oggi ammirati a Palazzo Abbatellis. Quando Beccadelli ottenne la licentia populandi sicuramente si rivolse a tutte queste masserie del territorio per reclutare i nuovi abitanti di Marineo (doveva riempire quelle prime cento case). Nel decidere un patrono per il piccolo borgo dunque le scelte non erano poi tante. Si poteva fare riferimento ad una devozione particolare del Signorotto che lo fondò che essendo un cavaliere ed un militare propenderebbe per San Giorgio. Nello stesso tempo si poteva far contenta anche la gente che dalla vallata risaliva a monte a popolare il paese. Sarà un caso che tra gli affreschi del Casale di Risalaimi c’è quello di San Giorgio che uccide il Drago? Se, inoltre, osservate attentamente l’affresco in alto a destra, proprio accanto al castello troverete la sagoma della Rocca di Marineo segno che il dipinto fu realizzato ispirandosi proprio a quel paesaggio. Saranno sicuramente banali coincidenze, personalmente mi piace però credere che le cose siano andate proprio così.