di Franco Ribaudo *
Voglio innanzitutto salutare e dare il benvenuto all’associazione dei Garibaldini, che ogni anno ripercorre questa tappa per ricordare la storia e la memoria.
In occasione del 150° anniversario del passaggio dei Mille, abbiamo voluto celebrare in modo diverso, con la presenza degli alunni della scuole. Voglio ringraziare la dirigente scolastica, gli alunni e gli insegnanti delle scuole elementare e media. Ringrazio anche le associazioni, le autorità militari e tutti i cittadini presenti oggi in questa piazza.
Si racconta che nella battaglia di Calatafimi Garibaldi disse a Nino Bixio, nel lontano 1860: “Qui si fa l’Italia o si muore”. Si racconta anche che un anno dopo Camillo Benso conte di Cavour disse con soddisfazione: "L'Italia è fatta". Infine, Massimo D'Azeglio, protagonista anch'egli del Risorgimento italiano, scrisse: "Fatta l'Italia, ora bisogna fare gli Italiani".
Sono passati centocinquant’anni ma, l’Italia è rimasta ancora, come disse Metternich, solo “un’espressione geografica”. Ebbene, da quella data del 17 marzo del 1861 la sfida della classe dirigente è stata quella di portare a compimento il senso di appartenenza allo Stato italiano dei sui cittadini.
A distanza di quasi 150 anni dalla nascita dello Stato unitario possiamo dire che, nonostante la presenza sul territorio di diversi tipi di sensibilità e di culture regionali, che sono una ricchezza per il Paese, tuttavia, tutte queste specificità si riconoscono oggi in un contenitore più ampio che tutte le comprende, confermando che l'obiettivo dell'appartenenza nazionale è stato raggiunto.
Ed è al popolo, al futuro del nostro popolo che vuole parlare la celebrazione di oggi. A significare la forza dell’idea di Nazione proprio nella globalizzazione e nella crescente importanza della dimensione territoriale.
La nazione, la nazione unita, è il collante che permette ai territori di parlare con il mondo. La bandiera italiana in questa piazza sta a significare tutto questo.
La Sicilia, nel processo dell’unificazione, non è stata teatro passivo. Oltre Giuseppe Garibaldi e alla sua spedizione con i siciliani Francesco Crispi, Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa, la Sicilia tutta si fece protagonista della fase risolutiva della lotta per l'Unità italiana. Garibaldi trovò nel popolo siciliano la voglia di riscatto e di liberazione dai Borboni. Le celebrazioni dei 150 anni da quegli avvenimenti ci offrono l'occasione per mettere in luce gli apporti della Sicilia e del Mezzogiorno ad una storia comune e ad una comune cultura.
Oggi vi sono nel nostro paese spinte e volontà secessioniste, ma come ha detto il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sarebbe un salto nel buio. Queste le parole del Presidente: "Chi si trova a immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello Stato nazionale, attraverso secessioni o separazioni comunque concepite, coltiva un autentico salto nel buio". Potrebbe essere proprio questa, l'occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia per "determinare un clima nuovo nel rapporto tra le diverse realtà del Paese, nel modo in cui ciascuna guarda alle altre con l'obiettivo supremo di una rinnovata e più salda unità. Che è, stiamone certi, la sola garanzia per il nostro comune futuro".
L’idea di Nazione dunque, non chiusa ma aperta al mondo e fortemente integrata con l’Europa, che oggi si ispira al primo e al secondo Risorgimento italiano, ci permette di superare simbolicamente la dimensione bellicista (di paese colonialista) in nome dell’impegno a continuare a promuovere i valori di democrazia e di unità nazionale, solidarietà e pacifica convivenza tra i popoli e le Nazioni. Viva l’Unità d’Italia.
* Sindaco di Marineo