di Elisa Ribaudo
MARINEO. Si è conclusa l’esperienza del Campus estivo organizzato dall’associazione Marineo Solidale e finanziato dal CESVOP, Centro Servizi per il Volontariato di Palermo.
Durante questi cinque giorni sono state elaborate delle riflessioni su tre macro-categorie di argomenti: beni comuni, legalità, volontariato. Riguardo la tematica dei beni comuni, è intervenuto il sindaco di Castelbuono. Ci ha parlato di come ha incrementato esponenzialmente il turismo all’interno del suo Comune, di come ha puntato sulla qualità dei prodotti del territorio, e di come ha ideato con successo la raccolta differenziata avvenuta tramite gli asinelli. Su tale intervento ci però sono state delle opinioni discordanti: c’è chi è rimasto del tutto sbalordito nell’apprendere di tali prodezze amministrative, e chi invece ha pensato che dietro tutta quella lista di buone cose ci fosse una certa dose di self-marketing.
In merito al tema della legalità abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare don Meli, il quale ci ha parlato delle ingiustizie contro le quali ha lottato durante gli ultimi decenni, nonché il professor Rosario Giuè, il quale ha affrontato il tema dell’impegno antimafia e dell’importanza dell’avere uno sguardo politico sul mondo.
Lo psicologo Claudio Cappotto ci ha accompagnato durante tutta questa esperienza, contribuendo ad aumentare la coesione e la fiducia all’interno del gruppo, ma anche aiutandoci a riflettere più a fondo sui temi trattati ogni mattina.
Le parole che più rimarranno impresse nel cuore e nella mente saranno senza dubbio quelle di don Meli. Il sacerdote ha dedicato gran parte della sua esistenza all’impegno sociale, lottando contro la mafia, contro la pedofilia, contro l’emarginazione sociale e contro tutte le varie forme di ingiustizie che ha incontrato nella vita.
Egli ci ha infatti raccontato che, quando era parroco presso S. Chiara a Palermo, è stato picchiato persino sette volte in un anno. La cosa che più ci ha sorpresi era il suo sorriso mentre lo diceva. Parlava di cose terribili, eppure sorrideva, sì: aveva perdonato tutti.
Abbiamo vissuto un’esperienza di grande riflessione e soprattutto di introspezione, crescita, formazione, presa di coscienza.
Il volontariato oltre le parole, oltre le preghiere, oltre i buoni sentimenti: abbiamo parlato del volontariato dei fatti concreti.
Non so come andrà a finire, se cioè la maggior parte di noi si renderà utile nel settore della solidarietà sociale, ma in ogni caso non possiamo non ringraziare Nino Scarpulla per la dedizione che ha avuto nel rendere possibile tale esperienza.
Grazie Nino, grazie Nella, grazie ragazzi.
Durante questi cinque giorni sono state elaborate delle riflessioni su tre macro-categorie di argomenti: beni comuni, legalità, volontariato. Riguardo la tematica dei beni comuni, è intervenuto il sindaco di Castelbuono. Ci ha parlato di come ha incrementato esponenzialmente il turismo all’interno del suo Comune, di come ha puntato sulla qualità dei prodotti del territorio, e di come ha ideato con successo la raccolta differenziata avvenuta tramite gli asinelli. Su tale intervento ci però sono state delle opinioni discordanti: c’è chi è rimasto del tutto sbalordito nell’apprendere di tali prodezze amministrative, e chi invece ha pensato che dietro tutta quella lista di buone cose ci fosse una certa dose di self-marketing.
In merito al tema della legalità abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare don Meli, il quale ci ha parlato delle ingiustizie contro le quali ha lottato durante gli ultimi decenni, nonché il professor Rosario Giuè, il quale ha affrontato il tema dell’impegno antimafia e dell’importanza dell’avere uno sguardo politico sul mondo.
Lo psicologo Claudio Cappotto ci ha accompagnato durante tutta questa esperienza, contribuendo ad aumentare la coesione e la fiducia all’interno del gruppo, ma anche aiutandoci a riflettere più a fondo sui temi trattati ogni mattina.
Le parole che più rimarranno impresse nel cuore e nella mente saranno senza dubbio quelle di don Meli. Il sacerdote ha dedicato gran parte della sua esistenza all’impegno sociale, lottando contro la mafia, contro la pedofilia, contro l’emarginazione sociale e contro tutte le varie forme di ingiustizie che ha incontrato nella vita.
Egli ci ha infatti raccontato che, quando era parroco presso S. Chiara a Palermo, è stato picchiato persino sette volte in un anno. La cosa che più ci ha sorpresi era il suo sorriso mentre lo diceva. Parlava di cose terribili, eppure sorrideva, sì: aveva perdonato tutti.
Abbiamo vissuto un’esperienza di grande riflessione e soprattutto di introspezione, crescita, formazione, presa di coscienza.
Il volontariato oltre le parole, oltre le preghiere, oltre i buoni sentimenti: abbiamo parlato del volontariato dei fatti concreti.
Non so come andrà a finire, se cioè la maggior parte di noi si renderà utile nel settore della solidarietà sociale, ma in ogni caso non possiamo non ringraziare Nino Scarpulla per la dedizione che ha avuto nel rendere possibile tale esperienza.
Grazie Nino, grazie Nella, grazie ragazzi.