Premio Marineo: «E’ nella scaletta che si nasconde “il potere”»



di Onofrio Sanicola
MARINEO. C’è nervosismo in segreteria. Mi sento un intruso e temo che mi scaccino via. «La scaletta!» grida la Segretaria.
«Non ce l’abbiamo ancora» risponde il Consigliere di amministrazione. L’argomento è la scaletta. Il Consigliere decide di prepararne una sulla falsariga dello scorso anno. Poi desiste. «Non possiamo bloccarci perché non veniamo aggiornati , informati…» Si accorgono di me e di colpo finisce il nervosismo: grandi falsi sorrisi di circostanza. Qui, là, giù, su… Un mare di parole in positivo che non dicono nulla. Sono un estraneo, un nemico. Saluto vado e cerco un altro posto dove raccogliere qualche testimonianza.Quindi questa scaletta la compila il deus ex machina! Non l’ideatore del premio, non l’attuale gestore del premio. E’ nella scaletta che si nasconde “il potere”.

Cioè prima che venga compilata nessuno conosce gli “unti della signora”. Tizio consegnerà tal premio, il talaltro quell’altro premio e cosi via. Il sindaco, il parroco, il vice, il presidente di questo, il dottore, il consigliere e cosi via. Una battaglia durissima, una lotta all’ultimo titolo personale.
«La scaletta!!» si sente ancora urlare da dentro gli uffici. Mi aspettavo una decina minimo di persone che lavorassero la vigilia del premio! Infine mi accorgo che sono due: la Segretaria e il Consigliere! Passa tutto da loro. Il telefono suona continuamente: fiorai, albergatori, agenzie, vigili, poeti, giurati, accompagnatori, addetti vari. Ma soprattutto una telefonata si differenzia dal tono: non parla non propone non chiede: ordina! Non è il presidente della Fondazione, non è il segretario del Premio, non è il sindaco del Comune: è la voce inconfondibile dell’autrice della scaletta!
Dopo 36 anni questo premio è ancora in piedi. La formula ormai è antiquata ma il fascino resta. E’ un miracolo , e solo sentire 36 anni ti mette soggezione. Una vita. Superare la grande indifferenza dei marinesi, superare l’ego di noi marinesi è veramente un miracolo. Ho visto fior di “poeti nostrani” ignorare il premio e passeggiare lì a due passi nel corso con indifferenza, ho visto gente che ricopre fior di incarichi attinenti alla cultura ignorarlo completamente, ho visto presupposti sapienti ignorarlo sfacciatamente. Per non parlare di invidiosi o avversari.
Una cosa così è il fiore all’occhiello di tutti.
Trentasei anni. Si è un premio maschilista per eccellenza. Solo due donne (una e mezzo) hanno avuto il premio speciale internazionale: Carla Fracci e Paola Gassman. Un po’ pochini vista la forte presenza femminile nella gestione.
Quanti nomi illustri. Si sceglie fra una rosa di candidati e si arriva al premio in base a meriti ma soprattutto a disponibilità a ricevere il premio, compatibilità con le date ecc. Insomma il nome famoso attira il pubblico che altrimenti snobberebbe il premio. La formula è buona , funzionicchia ancora. Gestire tutti questi 36 personaggi è un lavoraccio. Ci sono quelli che “sentono il premio”, quelli che ritirerebbero la qualsiasi, ma in complesso sono personalità prestigiose coinvolte da un atmosfera di qualità. Certo non è tutto perfetto, ma sono piccoli aneddoti per la cronaca rosa.
Come ad esempio quando Tuccio Musumeci si contorceva mentre cercava un introvabile bagno, oppure quando ci si accorse che Luc Montagnier che veniva dagli USA con una serie di voli in coincidenza ed era due giorni che non mangiava, o quando Giorgio Albertazzi disse «Senta prima di portarmi a Marineo debbo assaggiare una fetta di cassata». «Come?» gli risposero. Si 18 sapori meravigliosi per il palato: il pistacchio, la ricotta, la zucca… O quando Carla Fracci ospite a Villa Igea lasciò un extra per bevande varie superiore al costo dell’albergo e non sapevano come giustificarlo… I ricordi si accumulano. Come i soci del Circolo Culturale: la mitica tavola rotonda del Re Artu nostrano. Un luogo non fisico, indirizzo conosciuto solo da Lui o meglio l’inviolabile C.P. (casella postale n.).
Fra veri docenti universitari prestigiosi e falsi indirizzi, poeti veri , nostrani ed estranei, sofferte sovvenzioni e concrete sponsorizzazioni il premio a 36 anni ha si qualche ruga ma è integro nel fisico. Almeno nelle sue vallette, presentatrici e lettrici. Non fosse per la gratuita sapienza accetteremmo più volentieri il loro svolazzare sul palco. Speriamo che anche quest’anno gli autori (delle poesie) non le leggano e lascino il posto ai lettori. Uno su un milione sa leggere le poesie, forse le sa scrivere ma già accettiamo lettrici teatranti ignari delle minime leggi di dizione.
Appuntamento a domani, 5 settembre, in piazza Castello.