Buttitta cantastorie a Marineo


di Francesco Virga
MARINEO. Domenica 19 settembre, al Castello, "Giornata in memoria di Ignazio Buttitta", organizzata dal Cesim e dalla Pro Loco con la Fondazione Buttitta di Palermo.
Studi recenti hanno evidenziato il carattere fortemente selettivo della memoria umana. Oggi si sa molto più di ieri sul suo funzionamento. Le varie scienze che se ne occupano hanno spiegato le ragioni per cui non si può ricordare tutto nella vita, rilevando anche l’utilità della dimenticanza e la sua necessità biologica. Ma ci sono cose e persone che non si possono dimenticare. Tra queste, per me, occupa un posto centrale Ignazio Buttitta.
Devo, infatti, in gran parte a lui la mia prima iniziazione politica. Più precisamente ad un suo testo – il famoso Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali – scritto dal poeta nel 1956 (1), che ho sentito cantare, per la prima volta nei primi anni sessanta, dall’indimenticabile Cicciu Busacca. La voce tagliente di questo grande cantastorie è penetrata nel profondo del mio cuore quando avevo meno di quindici anni e da allora la sento ancora risuonare dentro di me insieme agli splendidi versi del poeta:
Ancilu era e nun avia l’ali
…nun era santu e miraculi facia
ncelu acchianava senza cordi e scali
e senza appidamenti nni scinnia
era l’amuri lu so capitali
e sta ricchizza a tuttila spartìa
Turiddu Carnivali nnuminatu
e comu Cristu murìu ammazzatu
Mauro Geraci in un suo bel saggio (2) ha documentato i rapporti stretti che hanno legato in vita Ignazio Buttitta e Cicciu Busacca e nel Convegno che abbiamo organizzato credo che fornirà ulteriori elementi che aiutino a capire le ragioni della feconda collaborazione che c’è stata tra i due. Erano entrambi dei grandi cantastorie: Cicciu e‘Gnaziu hanno formato una coppia davvero straordinaria. Insieme, oltre a girovagare con i poveri mezzi del tempo per i paesi della Sicilia contadina, hanno girato il mondo - da Roma a Parigi, da Milano a Mosca – ottenendo consensi dappertutto.
Secondo alcuni studiosi Ignazio Buttitta ha avuto poco a che fare con la poesia colta, e nulla a che fare con “quella pletorica (…) arcadietta di nostalgici di colore locale che scrivono in dialetto le loro malinconie”; Pasolini, forse, la pensava diversamente. Ma non è questa la sede per approfondire la questione.
Con Marineo il poeta ha avuto un rapporto speciale. Infatti, oltre a dedicare alcune sue composizioni al paese, ed avere dato il suo generoso contributo ad una festa della sezione del PCI locale, che ancora ricordo, ha contributo in maniera decisiva al successo del Premio di Poesia che festeggia domani il suo 36° compleanno.
- Note:
1) Il testo ha avuto una prima edizione nel 1956 ed una seconda, riveduta e corretta, incisa nel disco intitolato “Lu trenu di lu suli”, nel 1963.
2) M. Geraci, Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud, Roma 1996.