La manomissione delle parole, un saggio originale di Gianrico Carofiglio


di Francesco Virga
Consiglio vivamente la lettura dell’ultimo libro di Gianrico Carofiglio, ricco di utili indicazioni per orientarsi nella babele contemporanea.
Il saggio è nato quasi per gioco ed è cresciuto via via, come afferma lo stesso autore (pp. 145-146), grazie soprattutto al contributo di una giovane ricercatrice di filologia classica, Margherita Losacco, che meritava di figurare come coautrice, non essendosi limitata a curare la puntuale nota bibliografica con cui si chiude il volume. Carofiglio sostiene che le parole hanno perduto il loro originario significato anche perché manomesse dagli uomini che detengono il potere. Manipolare le parole, svuotarle dal loro vero contenuto, serve a confondere e a impedire l’autentica comunicazione.
La tesi si dipana in dieci brevi capitoli che, oltre ad evidenziare la potenza creatrice delle parole, svelano gli abusi che derivano dalla loro manipolazione.
L’esperienza nella magistratura ha condotto Carofiglio a toccare con mano, nei processi, come sia facile manomettere le parole e a dimenticare che , talvolta, come si afferma in un manuale di diritto americano - The elements of Legal Style (1991) - ,“la vita degli uomini può dipendere da una virgola”.(pag. 143)
La successiva esperienza parlamentare l’ha condotto a fare i conti con le manipolazioni del linguaggio di cui è stata maestra, in ogni tempo, la classe politica. Questo particolare tipo di manomissione non è stato inventato, per la verità, da Silvio Berlusconi. Considerato, comunque, il peso straordinario assunto oggi, nel nostro Paese, dal suo “Partito dell’Amore” mi sembra più che giustificato l’attenzione riservata al caso nel libro.
Carofiglio non manca di rilevare le radici antiche del fenomeno denunciato. Così, se da un lato vengono sommariamente ricordati alcuni autori classici come Tucidide, Cicerone e Sallustio ( di quest’ultimo merita di essere notata la citazione «Davvero abbiamo smarrito il vero significato delle parole…»); dall’altro viene dato il giusto rilievo ad autori moderni e contemporanei, come Dante, Gramsci e Primo Levi, che hanno pagato a caro prezzo il loro anticonformismo.
La parte del libro che mi è maggiormente piaciuta è quella finale intitolata «Le parole del diritto»(pp.127-143). Qui l’autore non risparmia critiche alla casta cui è appartenuto. Dopo avere notato la particolare forza creativa della “lingua del diritto” - capace di generare norme, atti amministrativi, contratti e sentenze – Carofiglio riconosce che il linguaggio dei giuristi è sempre stato, con rare eccezioni, un linguaggio “sacerdotale”. Non a caso, nell’antico diritto romano la sfera del diritto e quella del sacro si sovrapponevano. Ed è questa la ragione per cui ci si esprimeva con un linguaggio sacrale e oscuro che dura ancora nei nostri giorni.
La persistente oscurità del linguaggio giuridico odierno serve per “l’esercizio autoritario del potere” (pag.130). Carofiglio per rafforzare la sua argomentazione cita il cap. 5 ( “Oscurità delle leggi”) del celebre trattato di Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”, che chiarisce il nesso stretto che esiste fra “oscurità linguistica” ed “esercizio del potere”. L’autore si avvale anche dell’aiuto di un grande giurista e scrittore contemporaneo, Salvatore Satta, che non è stato certo tenero nei confronti di quei colleghi che si trincerano nel gergo della “lingua iniziatica”, spesso frutto di “ridicole costruzioni”, dimenticando che “ è infinitamente più facile inventare una irrealtà che intendere la realtà” (pag.131).
In questo stesso capitolo vengono utilizzati due saggi del 1965 di Italo Calvino che mettono alla berlina il linguaggio burocratico, tuttora dominante in diversi settori della vita del nostro Paese.
Non ci sarebbe modo migliore di concludere questa recensione che riproporre per esteso le parole di Calvino con il commento pungente di Carofiglio(pp.133-143). Ma lo spazio a nostra disposizione non lo consente.

Gianrico Carofiglio,
La manomissione delle parole,
Rizzoli 2010, pagg.189, €. 14.