
di Angela Costa
MARINEO. Non nascondo che ogni tanto mi capita di iniziare a leggere un libro che mi è stato consigliato, ma che poi dopo due/tre pagine non riesco ad andare avanti. Così mi è successo con “La solitudine dei numeri primi”.

Non riesco ad andare avanti. Non mi attira. C’è qualcosa che mi frena. Forse è lo stato d’animo di quel momento o forse altro, ma mi ritrovo a chiuderlo e ad iniziare un altro libro.
Mi era successo soltanto un’altra volta, con Il pendolo di Foucault , che poi ho letto tutto d’un fiato.
Qualche mese dopo, alla disperata ricerca di qualcosa da leggere, mi ritrovo tra le mani il libro di Paolo Giordano.
Inizio a leggerlo con la speranza che possa terminarlo e… lo finirò dopo due sere.
Mattia e Alice, i protagonisti di questo romanzo, sono due persone speciali che viaggiano sullo stesso binario ma destinati a non incontrarsi mai, e la loro storia passata e recente ti coinvolge a tal punto che non riesci a smettere di leggere.
I due protagonisti sono due universi implosi, incapaci di aprirsi al mondo che li circonda, di comunicare i pensieri e i sentimenti che affollano i loro abissi. Due storie difficili, due infanzie compromesse da un pesante macigno che si trascina nel tempo affollando le loro fragili esistenze fino alla maturità. Tra gli amici, in famiglia, sul lavoro, Alice e Mattia, portano dentro e fuori di sé i segni di un passato terribile. La consapevolezza di essere diversi dagli altri non fa che accrescere le barriere che li separano dal mondo fino a portarli a un isolamento atrocemente arreso.
E li paragona alla serie infinita dei numeri naturali. Esistono,infatti, alcuni numeri speciali, i numeri primi, divisibili solo per se stessi e per uno. Se ne stanno come tutti gli altri schiacciati tra due numeri, ma hanno qualcosa di strano, si distinguono dagli altri e conservano un alone di seducente mistero che ha catturato l'interesse di generazioni di matematici. Fra questi, esistono poi dei numeri ancora più particolari e affascinanti, gli studiosi li hanno definiti "primi gemelli": sono due numeri primi separati da un unico numero. L'11 e il 13, il 17 e il 19, il 41 e il 43…
Ecco il significato del titolo del romanzo.
"Un libro, si sa, può scardinare un impero, può forzare le porte di ferro di una coscienza per introdurvi un seme d'amore, di bellezza e di verità". Questo affermava Gesualdo Bufalino, nel 1990, in occasione della riapertura al pubblico della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento.
E questo riesce a fare con il suo libro primo questo giovane fisico torinese. Riesce a fare un’analisi interiore dei suoi ragazzi e portare il lettore a un viaggio introspettivo che sarà una scoperta. Almeno lo è stato per me. Per questo consiglio a tutti, giovani e non, di leggere il libro di Giordano.