Marineo, i ricordi della giovinezza legati alle palme della Villa San Ciro


di Ciro Guastella*
MARINEO. Gli ultimi tronchi, nudi delle foglie, vittime dell’inesorabile punteruolo rosso, a fine gennaio sono caduti sotto i denti affilati dell’arnese che ha dato l’ultimo addio alla maestosità verticale delle quattro palme allineate, che per intere generazioni sono rimaste testimoni silenziose della vita marinese.
All’inizio del secolo scorso, Giuseppe Sclafani, di sua iniziativa aveva aggiunto al suolo deserto della villa esistente a Piazza del Duomo, quattro fragili alberi di palme. Come ogni vita umana, le palme crescevano, ma essendo alberi, le foglie periodicamente si rinnovavano mentre ai tronchi il cielo sembrava essere sempre più vicino.
Intanto Sclafani, con Piraino e D’Amato per anni facevano la toilette alla villa e quasi cullavano le palme come se fossero state le loro creature.
San Ciro, che durante il suo periodo nell’Eremo aveva conosciuto bene le palme, si sentiva a proprio agio e godeva la cornice tessuta attorno a se. Quasi all’ombra degli alberi, operava la scuola infantile del Colleggio di Maria, i bambini venivano iniziati alla loro vita con l’amore di Suor Michelina, la dolcezza di Suor Agnese ed il rigore di Madre Alfonsa; Madre Vincenza Randazzo assicurava che tutto procedesse con efficienza e dignità.
All’ora dell’Ave Maria, mentre le anime pie si recavano a calare il Rosario nella Chiesa Madre, gli uccelli accampati fra i rami delle palme intonavano i motivi quotidiani del loro amore per la vita.
Le palme durante la loro esistenza, tranne qualche lieve fruscio ricevuto dal mantice del vento, rimanevano testimoni silenziosi delle gioie e dei dolori dei marinesi che come d’obbligo passavano davanti a loro. I matrimoni ed i battesimi per le nuove famiglie che si formavano erano momenti di gioia, purtroppo anche la mancanza di un familiare portava lacrime di dolore ai congiunti; le palme come se fossero partercipi agli avvenimenti, rimanevano silenziose in segno di rispetto e solidarietà.
Cambiava il nome della piazza, ora Piazza Sainte Sigolene, e le palme raggiungevano alte vette mai sognate, ma rimanevano ancora mute e capaci di ascoltare i saggi commenti degli anziani che seduti giornalmente sulle panchine ai loro piedi, non mancavano di fare le previsioni del tempo e raccontare la loro vita condotta mentre facevano il militare nel Continente.
Uno alla volta, il destino aveva ormai segnalato il male, gli alberi sono stati contaggiati e malgrado la speranza di ridare loro una nuova vita, le palme inguaribili, ma forse anche rassegnate, hanno posto fine alla loro convivenza con i marinesi, lasciando memorie belle per tanti e memorie tristi per quelli che hanno assistito alla loro demolizione. Come se con i ricordi, fosse un po anche scomparsa la giovinezza che si godeva nel nostro passato!