Congregazione della Sacra Famiglia: formare la donna per salvare la società



«Non domando onori, ma che gli amici dicano un'Ave Maria per me dopo la mia morte».
Sono le parole che il sacerdote Giuseppe Pilo, figlio dei marchesi Girolamo Pilo Celestri e Orsola Migliaccio Sarzana, lasciò a futura memoria assieme al suo ritratto, un olio su tela oggi conservato in una delle salette del parlatorio nel Collegio di Maria. Poche parole, che dicono però tutto sulla personalità e sulla profonda religiosità di quest'umile ministro della Chiesa. Nel febbraio del 1730 don Giuseppe Pilo si recò a Roma, dove incontrò il cardinale Pier Marcellino Corradini (1658-1743) nella foto, fondatore nel 1717 della Congregazione della Sacra Famiglia, e fu in quell'occasione che chiese le costituzioni per il collegio di Marineo.

Nel 1727, proprio su iniziativa di don Giuseppe e del fratello Nicolò fu fondato a Marineo un reclusorio di suore che incorporava anche la chiesa delle Anime Sante. Al primogenito, il marchese Ignazio, si deve invece la costruzione, tra il 1728 e il 1731, dell'attuale collegio delle suore e della chiesa dedicata a San Vincenzo Ferreri. Una decisione maturata dietro suggerimento del fratello sacerdote che si era intanto interessato a trasformare l'ordine delle cappuccine in collegine, ritenendo che la formazione delle giovani donne marinesi potesse essere meglio condotta seguendo la regola di queste ultime. Sarà proprio don Giuseppe ad arredare il nuovo collegio e a lasciare una dote alle suore: il feudo di contrada Balatelle, un edificio in piazza Fiera vecchia a Palermo, numerose case a Marineo e persino la sua argenteria. Alcuni di questi beni verranno in seguito espropriati dai governi che si succederanno, altri venduti all'asta, dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1860, per fare fronte ai bisogni della comunità.
L'Istituto fondato dal Corradini (approvato da Clemente XI con la Lettera Ad apostolicae dignitatis), in Sicilia si era diffuso soprattutto nei Collegi di Maria, che ne presero lo spirito, le regole e la stessa forma nell'abito religioso. La caratteristica particolare della nuova congregazione consisteva nell'ascetismo personale per le religiose che l'abbracciavano e nell'attività sociale che dovevano nel contempo svolgere all'interno della comunità dove operavano: un vero e proprio rinnovamento nella vita religiosa del Settecento. Le novizie venivano reclutate soprattutto tra le educande che si impegnavano «a procurare il bene e la perfezione delle fanciulle, prima col buon esempio e poi con le scuole pubbliche, coll'uso della dottrina cristiana, cogli esercizi spirituali, coll'istruir le figliuole per la Prima Comunione col tenerle in educazione». Un'educazione che consisteva, oltre che nella formazione cristiana, anche «nelle buone arti e lavori d'ogni sorta, leggere e scrivere, cucire e ricamare, far merletti, calzette e simili». L'avere dato vita anche a Marineo ad un ordine che ebbe come scopo principale la gloria di Dio e la formazione integrale della gioventù femminile, specie quella povera ed emarginata, «Formare la donna – di cui la famiglia è nucleo – per salvare la società» fu un evento veramente rinnovatore e salvifico per la piccola comunità. Così, le giovani donne che volevano apprendere l’arte del cucito e del ricamo avevano la possibilità di frequentare il collegio delle suore, dove venivano organizzati dei corsi formativi per la preparazione dei corredi. In questo contesto, non mancava mai un piatto caldo per educande. Nella scuola, l’attrezzatura impiegata era di una estrema semplicità: un telaio, composto da due travi e due bac­chette, dove veniva tesa la tela da ricamare con ago e filo.