La risposta di Rinaldi: Porterò la cultura dove vivono i giovani, nei pub


di Onofrio Sanicola
MARINEO. Finalmente il giallo che da oltre sei mesi appassiona Marineo è stato risolto. Niente desaparecidos, niente assenze misteriose.
Venerdì mi vedo arrivare in teatro l’assessore alla Cultura, prof. Cirus Rinaldi. Proprio nel momento che sulla bacheca stavo appendendo un vistoso cartello Wanted Cirus Rinaldi, con foto e ricompensa (una cassata) per chi ne avesse dato notizie. Con un certo imbarazzo accolgo l’ospite e, come avviene di solito, si parte dai convenevoli per poi passare ai fatti. La persona prima mi ringrazia. Poi, aiutato da una decina di fogli, inizia a sciorinare dati, date e fatti. Io incalzo e lui risponde: «Sanicola guardami. Mi sento in imbarazzo perché non pensavo entrassimo subito in certi argomenti». «Guardami» ripete! E solo ora noto che ha stinchi fasciati ed una vistosa stampella. La sua era l’immagine della cultura marinese: un disastro! «Un mascalzone mi ha investito senza soccorrermi…». Allora ho pensato: se l’incidente è avvenuto a Palermo ci vogliono si sei mesi per arrivare a Marineo con le stampelle. Scherzi a parte, l’incidente è di quelli da carogne che non si possono perdonare. Esprimo quindi le mie perplessità sulla situazione marinese e lui (parlando degli articoli di giornale sulla presenza del Comune di Marineo al Gay Pride di Palermo) ribatte precisando: «Ma quale gonfalone… quali vigili…».

Poi passa a descrivere la situazione burocratica, amministrativa e gestionale. Si passa da un evento all’altro. Da un progetto all’altro. Ribadisco che la sua descrizione è un po’ confusa ed è occultata da sigle locali, provinciali, regionali, europee. Progetti persi e inattuali. L’assessore fa sua l’accusa di Tremonti: «Ci sono incapaci che non utilizzano i fondi europei». Il tutto avviene in modo troppo generico e poco documentato. Scusi assessore, ma perché non dialoghiamo con la gente? Lui mi risponde quello che mi disse un amico l’altro giorno: «C’era il tizio? C’era il caio? E anche sempronio?». Insomma, mi fece otto dieci nomi. Io risposi che non c’erano. E lui: «Allora la cultura non era presente». Mi incavolai fortemente perché quei nomi li conosco e sono mummie di cui nessuno ha mai accertato la loro cultura, ma che si sentono depositari di non so cosa e non hanno mai creato niente. Lo stesso mi risponde Rinaldi. Si scalda dicendo che anche riconoscendo loro una certa qualità, dove sono gli altri 6900 abitanti? Sì assessore, ma lei si occupa a tempo pieno di certi argomenti tralasciando tutti gli altri. Lei segue un gruppetto di giovani talmente striminzito e quasi carbonaro. Non ha nemmeno un piccolo bollettino dove segnala gli eventi. Risponde: «Ma se non abbiamo nemmeno carta per le fotocopie.Volevo utilizzare gli sms». Senta assessore, promuoviamo un incontro, accettiamo proposte, creiamo sinergie, segnaliamo le eccellenze, sosteniamo gli eventi… Insomma, non pretenda ancora di arrivare a piedi a Marineo da Palermo. Mi risponde: «Guardi, porterò la cultura nei luoghi dove vivono i giovani: nei pub. Solo lì li possiamo incontrare». Il suo entusiasmo era a mille. Il mio, invece, non era entusiasmo, ma scetticismo. Aveva iniziato bene, come uomo di cultura, ora parlava l’uomo che aspira a diventare martire delle libertà sessuali e da politico navigato. Lo abbiamo visto verso Bolognetta, aspettiamo che arrivi a Marineo.