Il ciclo del grano: valori fondamentali per la vita di ogni uomo e della società


di Giovanni Perrone
MARINEO. Il ciclo del pane ha accompagnato l’uomo quasi sin dalle sue origini. Esso sollecita alcune riflessioni concernenti i valori fondamentali per la vita di ogni uomo e della società.
E’ un ciclo che accomuna le varie civiltà e produce un alimento basilare per ogni persona. Spiace constatare che, nelle società cosiddette evolute, le giovani generazioni (e non solo), abituate a consumar tutto e subito, talora disconoscono i cicli produttivi dei principali alimenti. Evidenzio alcuni “messaggi” che, ancor oggi, ci vengono inviati dal semplice chicco di grano che diviene. Il valore del tempo e dell’attesa. Il chicco di grano ha bisogno del suo tempo per trasformarsi in pane. C’è il tempo della semina e quello del raccolto, il tempo della molitura e quello della lievitazione e della cottura. Così nella vita dobbiamo ridare tempo al tempo e riscoprire il valore dell’attesa. Sono fattori che fanno maturare la persona. Dal punto di vista educativo, l’ansia di genitori ed educatori di dar tutto e subito non favorisce una buona crescita. La stessa ansia adolescenziale di bruciare il prima possibile forti esperienze fa saltare passaggi fondamentali per la persona. Bisogna imparare sin da piccoli che “c’è un tempo per ogni cosa” e che il consumare determinate esperienze prima del tempo non è un fattore di crescita.
I valori della “rigenerazione”, della donazione e del servizio. Il chicco di grano si “mette in discussione”. Muore a se stesso per dare vita a una spiga. Ogni chicco diviene disponibile a farsi macinare per divenire farina; disponibile anch’essa a farsi impastare, lievitare e cuocere per trasformarsi in cibo per gli altri. Se ci riflettiamo bene, è un percorso di “cittadinanza attiva”. La passività, l’arroganza, l’indisponibilità, l’autoreferenza, la superficialità, l’egoismo non permetterebbero al grano di diventare pane nutriente. C’è tutto un percorso rigenerativo che mette il chicco al servizio della comunità. Infatti, il chicco di grano ha come scopo del suo vivere quello di divenire nutrimento per gli altri.
Il valore degli “incontri”. La farina, grazie al suo incontro con il lievito, si arricchisce di fermenti che la aiutano a crescere e a divenire pane digeribile e conservabile. Ciò ci aiuta a riflettere sugli incontri e sui luoghi educativi, sulla capacità di ciascuno di “farsi lievitare” da persone e ambienti significativ; sulla capacità degli educatori e delle istituzioni di essere fecondo lievito. Anche in questo caso c’è da ricordare che la lievitazione ha bisogno dei suoi tempi e che le lievitazioni premature o forzate non danno buoni prodotti. Quando si entra in un panificio, si viene conquistati dal profumo fragrante ed invitante del pane appena sfornato. E’ un invito a far di noi, delle nostre case e delle istituzioni spazi di accogliente e profumata fragranza, invitanti a fare comunità.
Il valore della scelta, dell’essenzialità, della vigilanza. Il contadino deve vigilare per evitare che insetti, topi e muffe distruggano il grano, per intervenire affinché il campo non venga infestato dalle erbacce. Ciò richiama tutti, in particolare genitori ed educatori, ma anche politici ed amministratori, ad un atteggiamento di responsabile vigilanza perche i “campi” del vivere personale e sociale non vengano infestati da gramigna, parassiti ed altro. Nel corso del suo vivere il grano si sottopone ad diverse “separazioni” non sempre piacevoli. La battitura e la trebbiatura separano il grano dalla paglia, la molitura separa la farina dalla crusca. Per l’uomo è un invito a vagliare con saggezza e con cura, a saper scegliere ciò che vale, a sapersi separare dalle mille zavorre che lo appesantiscono, a mettersi in discussione per comprendere ciò che è essenziale. Sapere che cosa siano il grano e la pula non è difficile. Distinguerli non è da tutti. Come il discernimento, è un'arte che si impara nel tempo.
La lettura dei “segni dei tempi”. Il contadino deve prestare attenzione al tempo dell’aratura e della semina, della sarchiatura e della mietitura. Imparare a leggere i segni dei tempi, per comprendere quello che succede e per scegliere le azioni opportune, in base a determinati scopi, è necessario sia per le persone sia per le istituzioni.
Il valore della fatica e del riposo. Nell’opera del contadino si alternano tempi di intenso lavoro e tempi di riposo. Sono i tempi della dura fatica e i tempi della serena pensosità. Ci sono anche i tempi della contemplazione (pensiamo al contadino che contempla, con gratitudine e soddisfazione il grano che cresce) e della riflessione (per comprendere se la sua opera è stata efficace). Il riposo del contadino non è alienante, ma è di fiduciosa attesa. Anche noi dobbiamo apprendere che l’agitazione frenetica o la passività costante non producono buoni frutti. C’è chi si agita forsennatamente, senza dare spazio alla riflessione e alla contemplazione, c’è chi mortifica – con la sua passività- il pensare e l’agire.
Il valore del “prendersi cura”. Il contadino si prende cura di ogni chicco di grano. Seleziona il grano migliore, ara e concima il terreno, lo semina a tempo opportuno, tira via le erbacce, depone il grano in ambienti idonei, lo consegna al mugnaio per la molitura, porta la farina dal panettiere. Quest’ultimo la impasta con cura, la fa lievitare bene, opera in modo che la temperatura del forno sia adeguata e, al fine di assicurare pane fragrante ai clienti, si mette al lavoro di prima mattina. Sono queste, piccole azioni, quasi insignificanti, ma inserite in un progetto lungimirante di sapienza e saggezza, di accompagnamento sagace, di attenzione amorosa e di compiacimento per il buon lavoro. Hanno tanto da insegnare a ciascuno di noi e alle nostre istituzioni. Hanno tanto da insegnare alle nostre famiglie, ove talora si fa tanta fatica a prendersi cura delle giovani generazioni. Farsi carico, prendersi cura, accompagnare, valorizzare, implementare sono azioni oggi necessarie che qualificano e rendono efficace l’arte dell’educare e l’arte dell’amministrare.
E, infine, lo spezzar del pane. Spezzare il pane insieme ha sempre voluto essere segno di amicizia e comunità, segno di condivisione, non solo di cibo. Gesù ha esaltato questo gesto nell’istituire l’eucarestia. Dobbiamo imparare a condividere percorsi che rafforzano la comunità e ne esaltano i migliori valori. Non dobbiamo dimenticare che il pane è un cibo semplice, un alimento della quotidianità, che accomuna ricchi e poveri e che si accompagna ai vari cibi. E’ nella quotidianità che va sperimentata ed esercitata l’amicizia e il fare strada assieme, per raggiungere mete comuni.
Il ciclo del grano ha sempre insegnato tanto all’uomo. A proposito, il Vangelo è ricco di immagini e di richiami. Anche a noi, uomini di questo tempo, il semplice pezzo di pane ha tanto da dire. Dobbiamo, però, imparare a leggere dentro le cose, a guardare oltre, a trovare voglia e tempo per una pensosa operosità.