di Roberto Li Castri
BONATE SOTTO (BG) Egregio Signor Sindaco, attraverso la Sua persona, per via del ruolo istituzionale da Lei ricoperto, mi consenta di fare i miei complimenti a tutta la comunità marinese, ed in particolare alle associazioni che in essa si prodigano per tener vive quelle tradizioni che nella mia memoria di un'infanzia ivi trascorsa lo sono sempre state. A mio modesto parere, il promuovere una cultura delle tradizioni popolari ha senso solo se si riesce a travasare il passato nel presente e proiettarlo nel futuro; giacchè non può esserci soluzione di continuità nel lento divenire della vita sociale di una comunità. Dunque, è questa la chiave di lettura che io do dell'impegno da voi profuso nel tener vive quelle radici dalle quali traggono alimento le memorie e le coscienze collettive.
L'aspetto folkloristico delle varie manifestazioni che nel corso dell'anno, con puntiglioso rispetto delle scadenze temporali, scandiscono la vita sociale marinese, pur avendo la sua importanza, passa dunque in secondo piano.
Importanza comunque legata ad una larga partecipazione di popolo (per l'appunto, Folk-lore = sapere del popolo), nonchè all'offerta di numerose occasioni di richiamo alle proprie origini per quell'altra parte della comunità che per ben note vicissitudini di carattere economico ha dato luogo ad una lenta, inesorabile e spesso dolorosa diaspora.
Non meno importante è (o meglio, potrebbe essere, giacchè tutto è ancora in embrione) l'aspetto turistico. Di un turismo che sappia amalgamare in una formula alquanto originale e vincente i vari aspetti culturali, sociali ed economici della comunità marinese, facendo di essi il core-business di un'accorta gestione delle risorse del territorio: tradizioni popolari e folklore, eventi culturali ad essi collegati, natura e paesaggio, storia ed archeologia, agriturismo e bioagricoltura, tradizioni culinarie e pasticceria. Sono tutti ingredienti necessari, ma non sufficienti, per la promozione di un'offerta turistica di qualità. Bisogna saper trovare il modo di valorizzarli con un'accorta politica, sinergicamente basata su investimenti pubblici e partecipazione privata.
Purchè tutto non si traduca nell'ennesima, endemica "abbuffata" di tipo politico-clientelare e poi ricominciare a piangersi addosso per una realtà meridionale "piagata dal sottosviluppo e dalla disoccupazione".
A mio modesto parere, solo così facendo, tutte quelle manifestazioni folkloristiche e culturali che già ora hanno luogo in Marineo (comprese quelle legate al gemellaggio con Sainte-Sigolène) possono uscire dallo stretto ambito locale, anche se suffragate dalle periodiche visite di rappresentanti della comunità in diaspora, ed assumere le caratteristiche di movimento turistico di una certa rilevanza economica.
Egregio Signor Sindaco, mi scusi per questa mia lunga digressione che, certamente, nasce da un sentimento di nostalgia e di rammarico da parte di uno dei tanti marinesi della diaspora. Uno che, in fin dei conti, la diaspora se l'è andata a cercare, per averla scelta in modo del tutto volontario, cioè non per motivi economici e/o di lavoro. Per tale ragione e per il fatto che, rispetto a chi è stato davvero costretto ad emigrare all'altro capo del mondo, sono pur sempre un italiano che vive nella madrepatria, dovrei ritenermi fortunato.
Per tale ragione, invece, vivo la mia diaspora ancora più dolorosamente. Consapevole, come sono, del fatto che le ragioni per le quali, a suo tempo, ho deciso di lasciare Marineo e la Sicilia, sono sempre di viva attualità. Anzi, peggio. Prendendo a prestito ciò che diceva Leonardo Sciascia, speravo che la Sicilia si italianizzasse, ed invece devo amaramente constatare che l'Italia intera si sta sicilianizzando. Ovviamente nel senso peggiore del termine.
Ed allora mi vien da rimpiangere quegli amici e compagni d'infanzia che, a suo tempo, fecero una scelta più drastica e finirono all'altro capo del mondo. Tutto sommato, mentre io la mia diaspora a Bergamo (nell'epicentro del leghismo duro e puro) la vivo solo con me stesso, nella consapevolezza che ciò dal quale volevo fuggire incombe su di me come un refrain, loro, per la gran parte, ne sentono soltanto l'eco lontana, in un contesto di gruppi familiari e parentali che, per quanto possibile, riproducono tante piccole comunità marinesi nel mondo.
Inoltre oggi c'è internet (non so se per fortuna o per sfortuna, ma è un dato di fatto). Paradossalmente, rendendo fattibili nuovi e vecchi contatti ed acquisizione di informazioni in modo del tutto impensabile soltanto un decennio fa, dandoci la sensazione di essere, almeno virtualmente, vicini e parti attive di una comunità, paradossalmente acuisce il senso di solitudine, il sentimento di nostalgia e di rammarico.
Egregio Signor Sindaco, mi scusi ancora per questa mia lunga (a questo punto, direi, lunghissima e forse noiosa) digressione. Laddove, peraltro, la prima parte sembra stridere con la seconda: alle congratulazioni per le meritorie iniziative che hanno luogo in Marineo, fa seguito una sorta di "cahier de doléances" .
Nella prima parte cerco di rappresentare una speranza per un futuro migliore; nella seconda un passato che si spera di poter archiviare, prima o poi.
Dunque, l'augurio che mi permetto di rivolgere a Lei, alla Sua Amministrazione ed a tutta la comunità marinese in Marineo e nella diaspora è che il prossimo Santo Natale e l'Anno Nuovo siano davvero occasioni di riflessione e di impegno per una condivisione solidale delle risorse e dei bisogni, per una società più giusta e più equa, per la ricerca di uno stato di benessere individuale e collettivo più sano ed equilibrato, per una rinascita culturale e morale. Il resto, la ricerca spasmodica, effimera e furviante di un benessere basato su beni di consumo (persino del nostro corpo!), di un benessere spesso fondato sulla sopraffazione, sulla prevaricazione e sul malaffare, per favore, lasciamolo da parte. Sappiamo ritrovare la capacità di indignarci tutte le volte che ne siamo, nostro malgrado, testimoni. Utopia? Forse! O forse, agli occhi dell'esercito dei furbi che oggigiorno vanno tanto di moda nell'attuale panorama socio-politico italiano, semplicemente dabbenaggine.
Distinti saluti.
L'aspetto folkloristico delle varie manifestazioni che nel corso dell'anno, con puntiglioso rispetto delle scadenze temporali, scandiscono la vita sociale marinese, pur avendo la sua importanza, passa dunque in secondo piano.
Importanza comunque legata ad una larga partecipazione di popolo (per l'appunto, Folk-lore = sapere del popolo), nonchè all'offerta di numerose occasioni di richiamo alle proprie origini per quell'altra parte della comunità che per ben note vicissitudini di carattere economico ha dato luogo ad una lenta, inesorabile e spesso dolorosa diaspora.
Non meno importante è (o meglio, potrebbe essere, giacchè tutto è ancora in embrione) l'aspetto turistico. Di un turismo che sappia amalgamare in una formula alquanto originale e vincente i vari aspetti culturali, sociali ed economici della comunità marinese, facendo di essi il core-business di un'accorta gestione delle risorse del territorio: tradizioni popolari e folklore, eventi culturali ad essi collegati, natura e paesaggio, storia ed archeologia, agriturismo e bioagricoltura, tradizioni culinarie e pasticceria. Sono tutti ingredienti necessari, ma non sufficienti, per la promozione di un'offerta turistica di qualità. Bisogna saper trovare il modo di valorizzarli con un'accorta politica, sinergicamente basata su investimenti pubblici e partecipazione privata.
Purchè tutto non si traduca nell'ennesima, endemica "abbuffata" di tipo politico-clientelare e poi ricominciare a piangersi addosso per una realtà meridionale "piagata dal sottosviluppo e dalla disoccupazione".
A mio modesto parere, solo così facendo, tutte quelle manifestazioni folkloristiche e culturali che già ora hanno luogo in Marineo (comprese quelle legate al gemellaggio con Sainte-Sigolène) possono uscire dallo stretto ambito locale, anche se suffragate dalle periodiche visite di rappresentanti della comunità in diaspora, ed assumere le caratteristiche di movimento turistico di una certa rilevanza economica.
Egregio Signor Sindaco, mi scusi per questa mia lunga digressione che, certamente, nasce da un sentimento di nostalgia e di rammarico da parte di uno dei tanti marinesi della diaspora. Uno che, in fin dei conti, la diaspora se l'è andata a cercare, per averla scelta in modo del tutto volontario, cioè non per motivi economici e/o di lavoro. Per tale ragione e per il fatto che, rispetto a chi è stato davvero costretto ad emigrare all'altro capo del mondo, sono pur sempre un italiano che vive nella madrepatria, dovrei ritenermi fortunato.
Per tale ragione, invece, vivo la mia diaspora ancora più dolorosamente. Consapevole, come sono, del fatto che le ragioni per le quali, a suo tempo, ho deciso di lasciare Marineo e la Sicilia, sono sempre di viva attualità. Anzi, peggio. Prendendo a prestito ciò che diceva Leonardo Sciascia, speravo che la Sicilia si italianizzasse, ed invece devo amaramente constatare che l'Italia intera si sta sicilianizzando. Ovviamente nel senso peggiore del termine.
Ed allora mi vien da rimpiangere quegli amici e compagni d'infanzia che, a suo tempo, fecero una scelta più drastica e finirono all'altro capo del mondo. Tutto sommato, mentre io la mia diaspora a Bergamo (nell'epicentro del leghismo duro e puro) la vivo solo con me stesso, nella consapevolezza che ciò dal quale volevo fuggire incombe su di me come un refrain, loro, per la gran parte, ne sentono soltanto l'eco lontana, in un contesto di gruppi familiari e parentali che, per quanto possibile, riproducono tante piccole comunità marinesi nel mondo.
Inoltre oggi c'è internet (non so se per fortuna o per sfortuna, ma è un dato di fatto). Paradossalmente, rendendo fattibili nuovi e vecchi contatti ed acquisizione di informazioni in modo del tutto impensabile soltanto un decennio fa, dandoci la sensazione di essere, almeno virtualmente, vicini e parti attive di una comunità, paradossalmente acuisce il senso di solitudine, il sentimento di nostalgia e di rammarico.
Egregio Signor Sindaco, mi scusi ancora per questa mia lunga (a questo punto, direi, lunghissima e forse noiosa) digressione. Laddove, peraltro, la prima parte sembra stridere con la seconda: alle congratulazioni per le meritorie iniziative che hanno luogo in Marineo, fa seguito una sorta di "cahier de doléances" .
Nella prima parte cerco di rappresentare una speranza per un futuro migliore; nella seconda un passato che si spera di poter archiviare, prima o poi.
Dunque, l'augurio che mi permetto di rivolgere a Lei, alla Sua Amministrazione ed a tutta la comunità marinese in Marineo e nella diaspora è che il prossimo Santo Natale e l'Anno Nuovo siano davvero occasioni di riflessione e di impegno per una condivisione solidale delle risorse e dei bisogni, per una società più giusta e più equa, per la ricerca di uno stato di benessere individuale e collettivo più sano ed equilibrato, per una rinascita culturale e morale. Il resto, la ricerca spasmodica, effimera e furviante di un benessere basato su beni di consumo (persino del nostro corpo!), di un benessere spesso fondato sulla sopraffazione, sulla prevaricazione e sul malaffare, per favore, lasciamolo da parte. Sappiamo ritrovare la capacità di indignarci tutte le volte che ne siamo, nostro malgrado, testimoni. Utopia? Forse! O forse, agli occhi dell'esercito dei furbi che oggigiorno vanno tanto di moda nell'attuale panorama socio-politico italiano, semplicemente dabbenaggine.
Distinti saluti.
Roberto Li Castri
Bonate Sotto (BG)
Bonate Sotto (BG)